Negli ultimi anni le tipologie e la gamma dei viaggi a piedi di Trekkilandia sono andati via via ampliandosi e sono arrivati ad arricchire il catalogo anche trekking e percorsi a piedi in cui si deve fare inevitabilmente i conti con le grandi quote (parliamo di percorsi oltre i 2500/3000m slmm).
Ne sono un esempio i viaggi che Marco accompagna tra le montagne arcobaleno in Perù e nella Cordillera Blanca, l’ascensione al Jebel Toubkal (4167m) che oramai da anni Luca guida con successo in Marocco, oppure il prossimo viaggio in partenza per il Nepal dove Giuseppe vi porterà fino ai 5375m del Campo Base Everest in Nepal.
Diviene quindi fondamentale in questo campo parlare di Mal di Montagna e dei possibili processi fisici che le grandi altitudini possono alterare.

Uno dei tanti passi ad alta quota lungo il trekking del Campo Base Everest
Cosa succede al corpo alle grandi quote?
L’aumento di quota rispetto il livello medio del mare comporta una proporzionale diminuzione di pressione parziale dell’aria, ovvero una maggior rarefazione; la percentuale di ossigeno non varia e rimane sempre attorno al 21%, quella che cambia è invece la densità, cioè la quantità di molecole per unità di volume e di conseguenza relativa ad ogni atto respiratorio.
Per equilibrare questo scompenso fisiologico il nostro corpo aumenta la frequenza respiratoria e di seguito anche quella cardiaca per riuscire a trasportare più ossigeno possibile, tutto ciò si sviluppa di pari passo alla produzione di un maggior numero di globuli rossi che aumentano la densità sanguigna.
Contemporaneamente il corpo cerca di liberarsi dei “carichi in eccesso” aumentando la frequenza di espulsione di urina, motivo per cui alle alte quote il processo di buona idratazione diventa fondamentale per un buon acclimatamento. In generale il nostro corpo è sottoposto ad uno stress maggiore rispetto a quando ci troviamo a livello del mare, e di conseguenza è normale sentirsi maggiormente affaticati o svegliarsi spesso durante la notte almeno durante i primi giorni e fintanto che non si avrà raggiunto un adeguato acclimatamento.
Quali sono i sintomi?
cefalea
perdita di appetito
nausea o vomito
stordimento e vertigini
affaticamento (oltre il proprio normale stato di fisico)
insonnia
E’ imprescindibile imputare la presenza di questi sintomi in prima istanza al mal di montagna e non pensare che si provi nausea per qualcosa che si è mangiato o si soffra di disturbi del sonno per la stanchezza. Il mal di montagna se non preso sul serio e quando è ai primi stadi può trasformarsi in qualcosa di più grave e complesso da trattare come l’edema polmonare (HAPE) o cerebrale (HACE).

Il gruppo condotto da Luca sulla vetta dell’Africa settentrionale, Jebel Toubkal (4167m)
Come cercare di evitare il Mal di Montagna
Il mal di montagna può colpire qualunque persona e nemmeno chi è già stato ad alte quote ne è immune, dipende dalla condizione fisica e a volte anche psicologica di ogni persona; ma soprattutto dal processo di adattamento che il corpo subisce, il cosiddetto acclimatamento.
Raggiunta un’area ad alta quota, generalmente compresa tra i 2500 e i 3000m, è bene sostare per 2/3 giorni e se possibile effettuare escursioni a piedi o con veicolo in giornata anche a quote più elevate per poi far rientro alla base. I consigli per affrontare un buon acclimatamento sono quelli di effettuare una buona idratazione, ovvero bere almeno 2 litri al giorno (il mate di foglie di coca in Perù è un toccasana così come anche l’ottimo té marocchino), cercare di assimilare una dieta a base di carboidrati anziché proteine almeno durante questi primi giorni; evitare di consumare alcolici ma soprattutto essere vigili con il proprio corpo e le sue reazioni ed essere onesti con se stessi permetterà di portare a termine con successo il processo di acclimatamento.
Sopra i 3000m circa il 75% dei soggetti soffre di una leggera forma di mal di montagna, con sintomi che si dimostrano dopo le prime 12-24 ore e che iniziano a migliorare a partire dal terzo giorno di permanenza a quella quota. Generalmente di notte, quando diminuisce la frequenza respiratoria e cardiaca, i sintomi tendono a manifestarsi in maniera più acuta. La cosa più importante è osservare che questi ultimi vadano alleviandosi fino a scomparire proprio durante il processo di acclimatamento. Ignorare i segnali che il nostro corpo ci invia e proseguire lungo l’itinerario aumentando nei giorni successivi di quota non farà altro che peggiorare la nostra condizione fisica portando a complicazioni che dovrebbero essere evitate.
Nel corso dei viaggi a piedi e trekking ad alta quota che Trekkilandia accompagna, effettueremo sempre un approccio lento e progressivo alle grandi altitudini. Nel trekking in Marocco in cui si effettua l’ascensione al Jebel Toubkal, la vetta più alta dell’Atlante viene raggiunta il quinto giorno dopo che si saranno effettuati avvicinamenti progressivi partendo da quota 1400mslm; ogni sera dormendo ad altitudini progressivamente maggiori e raggiungendo il rifugio da cui si effettua l’ascensione finale situato a 3200mslm circa e dove passeremo due notti.
Nel trekking Campo Base Everest la cui partenza è confermata per il prossimo novembre, invece di prendere la via diretta che da Namche Bazaar porta al campo base dell’Everest seguendo la valle del Khumbu; Giuseppe ha deciso di prendere due piccioni con una fava effettuando un percorso alternativo che ci porta a raggiungere il villaggio di Gokyo (4750mslm) dopo sei giorni dall’arrivo a Lukla e due giorni di acclimatamento che si effettueranno nei pressi di Namche Bazaar (3460mslm). Gokyo è famosa per i suoi bellissimi laghi glaciali e approfitteremo di un’ulteriore giornata di acclimatamento per visitarli, dopodiché ci dirigeremo verso il passo di Cho La (5460mslm) oltre il quale ci abbasseremo per ricongiungerci con la valle del Khumbu proseguengo per altri tre giorni prima di raggiungere i 5350mslm del Campo Base Everest che si raggiungerà di fatto all’undicesimo giorno di cammino.
In Perù invece si atterra a Cusco, che già di suo è situato a 3300mslm, motivo per cui la prima settimana la passeremo acclimatandoci. Visitando la città, la valle Sacra da Pisaq a Ollantaytambo, effettuando un primo trekking di acclimatamento nei pressi della Valle del Lares a quote comprese tra i 3400 e 3600m circa, completando il percorso con una delle sette meraviglie del mondo moderno, la cittadella di Machu Picchu. Rientrati a Cusco avremo modo di riposare prima di iniziare, dopo nove giorni nell’altopiano andino il trekking dell’Ausangate e della montagna arcobaleno in Perù: cinque giorni a quote comprese tra i 4200 e i 4650mslm con passi di montagna tra i 4900 e i 5100mslm seguendo ogni giorno la regola d’oro “sali in alto, dormi in basso”.
Approccio analogo verrà effettuato nella Cordillera Blanca con giornate di acclimatamento utilizzando come riferimento la città di Huaraz (3100mslm) prima di partire per l’avventura in tenda oltre i quattromila.

Uno dei primi passi nelle montagne arcobaleno lungo il circuito Ausangate in Perù
Prevenzione Farmacologica
L’Acetazolamide, noto con il nome commerciale di Diamox, è il farmaco più testato e che ha riscontrato maggior beneficio per questo tipo di attività, senza però scartare effetti collaterali che vanno presi in considerazione. Il Diamox agisce sull’acetosi metabolica stimolando la respirazione che è il processo chiave durante l’acclimatamento, inoltre diminuisce la densità del sangue contrastando l’aumento dell’ematocrito che come abbiamo visto avviene come processo naturale dell’aria più rarefatta. Occhio però che l’Acetazolamide è anche un forte diuretico motivo per cui è importante portare avanti una buona idratazione durante l’intera durata di assunzione del farmaco.
Come effetti collaterali vanno annoverati: riduzione dell’appetito, intenso formicolio alle estremità degli arti e del viso, nausea, vomito e diarrea; è un farmaco che presenta sulfamidi e di conseguenza non deve essere assolutamente utilizzato da chi ne è allergico. A tutti gli effetti si tratta di un composto farmaceutico che deve essere assunto solamente sotto prescrizione medica con le modalità indicate dal vostro medico di fiducia.
Nonostante sia dimostrata l’efficacia del Diamox sia come forma preventiva che come terapia del mal di montagna, è sempre meglio effettuare una salita graduale senza l’assunzione del farmaco, se poi si iniziano a manifestare i sintomi durante il trekking o l’ascensione si può iniziare ad assumere il farmaco in forma terapeutica con 250mg due volte al giorno per circa 3 giorni o per l’intera durata del trekking.
I trekking e viaggi a piedi che Trekkilandia accompagna ad alte quote:
www.trekkilandia.it/viaggi/trekking-sul-jebel-toubkal
www.trekkilandia.it/viaggi/trekking-in-peru-circuito-ausangate
www.trekkilandia.it/viaggi/trekking-in-peru-cordillera-blanca