Era il 2012 e la nostra guida di Trekkilandia Maurizio Barbagallo raccontava sul suo blog personale, dell’ennesimo caso di scarponi a cui si staccavano le suole, prima una e poi l’altra, a distanza di pochi minuti.

Si trattava di una gita scolastica sulle Alpi Apuane, con ragazzi delle superiori, su un sentiero che richiedeva attenzione. Dopo la solita riparazione con cordini e fascette da elettricista, la ragazza a cui si erano scollate poteva terminare la gita. Ci racconta Maurizio che sono state innumerevoli, le situazioni in cui lo scollamento improvviso delle suole degli scarponi, ha rovinato lo svolgersi tranquillo di gite e viaggi a piedi: Già nel 2006 nel primo viaggio che accompagnai in Val Maira lungo il Sentiero Occitano una partecipante dovette lasciare il gruppo per una mattina per farsi accompagnare a Dronero a comprare un paio di scarponi. Più recentemente lungo l’Alta Via 1 in Dolomiti una coppia dovette scendere dal Rifugio Scoiattoli a Cortina per acquistare gli scarponi che si erano scollati. Molte Guide e molti accompagnatori ed escursionisti esperti vanno in giro con colle, nastro americano cordini e fascette per approntare soluzioni di emergenza che possono essere risolutive per gite giornaliere ma non lo possono essere per trekking itineranti di più giorni. Devo dire che spesso non si tratta di scarponi da pochi euro comprati al discount o al mercato ma scarponi di marche famose con costi superiori ai 100/150 euro. Come conseguenza dell’articolo pubblicato nel 2012 sono arrivate più di 130 segnalazioni di casi analoghi di scollamento, con i nomi di molti marchi di scarpe da montagna molto conosciuti. Una sola ditta si preoccupò di dare una risposta e fu la seguente: “Tutti i prodotti al mondo – comprese le scarpe da trekking – sono oggetto di un progressivo deterioramento dovuto ad una molteplicità di fattori (quali l’ossidazione, l’idrolisi ed il normale degrado di gomme e colle). Questo effetto, del tutto indipendente dai processi di fabbricazione o dalla azienda produttrice, generalmente inizia a verificarsi già dopo i primi 8 o 9 anni dalla produzione della scarpa. Tali processi, che si possono considerare fisiologici, sono talvolta accelerati da condizioni di utilizzo particolari (per esempio, sbalzi di temperatura molto ampi e repentini, esposizione a luce o fonti di calore, una manutenzione non perfetta o conservazione in luogo non adatto). Ogni volta che mi è stata girata una lamentela del genere, abbiamo sempre constatato che i modelli in questione avevano tutti dai 12 ai 15 anni di vita, purtroppo il problema si verifica anche se la calzatura è stata usata una sola volta. Non è l’uso, ma è proprio l’età. ” In realtà molte delle segnalazioni pervenute al blog e dei casi a cui ho potuto assistere di persona riguardano scarponi acquistati 4 o 5 anni prima e usati anche pochissimo.
Sembra che chi, come noi guide di Trekkilandia consuma le suole in poco tempo tipo un anno o due, non è soggetto al problema perché l’idrolisi da invecchiamento non fa in tempo a verificarsi. Uno dei dubbi che sorge è l’effettiva anzianità dello scarpone al momento dell’acquisto, cioè da quanto tempo è stato assemblato prima di essere venduto, dato che il processo di invecchiamento e conseguente rischio di distacco sembrano essere indipendenti dall’usura. Si narra che un’associazione di consumatori abbia chiesto alle ditte una data di scadenza da cui ci si possa aspettare lo scollamento ma non so se siamo a livello di leggenda metropolitana. L’obsolescenza programmata è diventata da “ipotesi leggendaria” materia giuridica con tentativi di legislazione da parte dell’Unione Europea ; si parla di smart-phone ed elettrodomestici, ma non vedo perché chi si ritrova a 3000 mt, su un percorso impegnativo, a muoversi con delle suole rattoppate, di scarponi pagati cari pochi anni prima non abbia la possibilità di ri valersi con la ditta. Non sappiamo se sia obsolescenza programmata o semplice utilizzo di materiali diversi da quelli che si usavano una volta in scarponi assemblati all’estero. Si può affermare che le poche ditte che ancora producono in Italia, sembrano essere le più immuni a questa problematica, almeno da quanto si ricava dalle segnalazioni arrivate al post del 2012.
E voi? cosa ne pensate? vi sono successi casi analoghi? potete segnalarli direttamente qui rispondendo a questo post. Potete segnalarci il distacco delle suole, la marca e quanti anni avevano gli scarponi. Potete leggere le numerose segnalazioni dal 2012 e commentare anche a questo link: http://infotrekking.blogspot.com/2012/06/scarponi-cui-si-staccano-le-suole.html