E’ Sabato 11 Gennaio, sono le 7 del mattino. Mi sveglio in una camera d’albergo a Muscat in Oman, con un arredamento, diciamolo pure, che nessuno avrebbe problemi a definire “un po’ tamarro”. Sorrido però, perché a quel “un po’ tamarro” gli voglio bene, lo ritrovo in molte destinazioni, in molti viaggi. Gli voglio bene come si vuol bene alle persone quando si accettano per quello che sono, quando poi non ci sono più etichette, né giudizi, semplicemente le si prendono per quello che sono e diventano parte della nostra vita a cui non potremmo rinunciare.

Fuori c’è uno strano silenzio, ma non è solo silenzio, c’è altro, sento e percepisco tristezza, che strano. Penso allora che sono solo un po’ stanco, ho riposato in un vero letto dopo 10 giorni di sopralluogo per organizzare un nuovo trekking in Oman. La tenda, il cielo stellato del deserto, il profumo di mare, l’ombra degli alberi di mango, le mani appiccicose per zucchero dei datteri, le acacie isolate, il sapore del cardamomo del caffè omanita, sono stati ottimi compagni di viaggio. Un lungo viaggio per esplorare tutte le zone dell’Oman dove poter fare trekking e scegliere quelle che messe insieme avrebbero dato come risultato il mio viaggio a piedi in Oman. Si perché noi guide siamo un po’ come dei cuochi, abbiamo spesso gli stessi ingredienti però poi li mettiamo insieme in modo diverso. Prima di partire avevo un po’ sbirciato i programmi anche di altre organizzazioni non lo nego, anche di alcune che stimo moltissimo. E’ una cosa che normalmente non faccio, ma nel caso dell’Oman ero stato mosso da una strana curiosità: ero infatti rimasto colpito dal fatto che gli ingredienti in Oman erano sempre un po’ gli stessi ed ero quindi, a dir la verità, anche un po’ preoccupato per questo . Ero anche un po’ preoccupato dal fatto che tutto potesse rivelarsi un doppione del mio trekking in Marocco. Ma ora, nella mia stanza un po’ tamarra, in un enorme vero letto, ero soddisfatto, avevo creato il viaggio per il menù viaggi di Trekkilandia.

Accendo il telefono e mi arriva un messaggio di Suleiman, il mio contatto in Oman, che mi informa di non poter venire all’appuntamento alle 9.00 perché tutte le strade sono bloccate dalla polizia, Sultan Qaboos è morto, il loro Re è morto la notte scorsa. Apro la finestra e per strada non c’è nessuno, Muscat è ora un deserto di asfalto, metallo, legno, plastica, carta e vetro. Qualche sera prima ero nel deserto di sabbia dove spirava sempre un vento leggero che donava refrigerio alle carni, ora qui a Muscat, il vento che arriva dal deserto cittadino è carico di tristezza che spacca in due il cuore. Sultan Qaboos era davvero molto ben voluto dalle persone, ha fatto davvero tanto per l’Oman, era un amante dei fiori, avevo letto e in effetti a Muscat quello che colpisce è proprio la quantità e varietà dei fiori in tutta la città.

Faccio colazione e scendo verso il porto, il mio hotel è a Matrah, la parte vecchia della città. Ci sono pochissime persone in giro, qualcuno è seduto con un amico e piange. I negozi sono tutti chiusi, pensavo di trovare almeno un posto aperto dove trovare un caffè, ma niente e in effetti vengo a sapere che ci saranno 3 giorni di lutto. La mia malizia mi fa pensare che qualcuno sarà infastidito da questa cosa perché per 3 giorni dovrà rinunciare al proprio guadagno. Poi però trovo un barrettino aperto che sta vendendo caffè e tè. Entro e scopro che il proprietario è indiano, come molte persone che vivono in Oman in realtà. Scopro quindi che non c’è un “obbligo” di lutto, ma poi certo, lui è indiano. E da quel momento in poi tutto l’Oman percepito per giorni e giorni mi arriva dentro. Nessuno passando davanti all’unico barretto aperto, giudica la scelta del proprietario, nessuno. E’ un popolo di una gentilezza, rispetto e tolleranza infinita, sempre tutti sorridenti e garbati.
Bevo il mio caffè davanti all’entrata del souk, guardo i giornali che svolazzano sul marciapiede, i gatti magri magri di Muscat, qualche nocciolo di dattero in terra, le scritte del corano qua e là, le saracinesche chiuse. E’ chiusa anche quella del negozio di profumi che avevo adocchiato quando ero passato all’inizio del mio viaggio. Sono un po’ spaesato, è tutto così irreale. Un uomo forse se ne accorge e si avvicina a me, mi dice con una voce calma calma: “Oggi sarà tutto chiuso, ci scusi tanto, stanotte è morto il nostro Re”. Che devi rispondere a una persona che ti dice una cosa del genere? Tutt’a un tratto mi sento un intruso, fuori luogo, mi sento in imbarazzo e decido di tornare in Hotel. Nell’aria le poche persone che ci sono lasciano una buonissima scia di profumo, l’inconfondibile “Oud”. Ti entra nelle narici appena scendi dall’aereo e ti accompagna per giorni quando torni a casa. Sono gentilissimi gli omaniti, cordiali e anche sempre curati nell’aspetto e profumatissimi. Ovunque mi colpiva come avessero i capelli sempre in ordine e curati, quasi fossero attori che salgono continuamente sul set. E Le barbe? perfette, pulite, curate, non un pelo in più, né in meno, rasate con profili geometrici perfetti. La mia barba è ora una barba abbondante, di quelle che coprono un po’ le labbra, di quelle dove un uomo ci passa volentieri la mano sopra quando pensa. E’ folta in alcuni punti, ma si vede anche la parte che normalmente taglio, ma che ora è li, nuova di qualche giorno. Non è una barba curata la mia, ora. E’ una barba da viaggio. Negli ultimi anni è anche spuntato qualche pelo bianco che cresce un po’ in che direzione vuole lui e chissà perché di più degli altri. La mia è una barba da gatto randagio, di quelli che si azzuffano per strada e sono sempre pieni di cicatrici.

Sono fuori posto qui, torno in Hotel e butto giù sul taccuino l’ipotesi del trekking che farò a Novembre.

In questo articolo volevo parlare dei paesini pacifici e accoglienti, dei tanti cibi buoni, delle palme, dei profondissimi canyon, dei sentieri a picco su questi canyon e che chiamano “sentieri balcone”. Volevo parlare dei giardini curati e verdissimi, del tramonto nel deserto, di come la sabbia del deserto sia di sera fredda in superficie di, ma caldissima in profondità e di come d’Estate invece sia completamente l’opposto. Avrei voluto parlare delle isole davanti a Muscat e della penisola di Musandam che ho soprannominato le Lofoten omanite. Avrei voluto parlare della natura, dei percorsi, dei dislivelli, dei panorami dell’Oman, ma in realtà per tutto questo c’è anche google immagini, c’è youtube, c’è facebook. Non ci sono riuscito, vi chiedo scusa se avevate una aspettativa in tal senso. E’ che quell’uomo ben curato, profumato, gentile e cordiale e chi mi ha chiesto scusa se tutto era chiuso perché il loro Re era morto, beh, mi sembrava una esperienza più forte da condividere. E’ anche l’Oman che, se vorrete venire, vi farò incontrare a Novembre
LINK AL VIAGGIO: https://www.trekkilandia.it/viaggio-trekking-in-oman