La maggior parte dei partecipanti ai miei viaggi a piedi è orientata positivamente sulla presenza dei grandi carnivori e amano le zone dove c’è il lupo; ma io Maurizio Barbagallo personalmente non amo una montagna dove non vive più l’uomo. Durante i miei viaggi trekking incontro molti pastori che sono incazzati sulla presenza dei lupi, dicono che il lavoro, già faticoso, viene ulteriormente complicato e che all’enorme danno economico delle predazioni, spesso non corrisponde un risarcimento adeguato, sempre che il risarcimento sia riconosciuto, parlo di

Piemonte e Toscana. Dicono che è inutile parlare di ritorno dei giovani alla montagna, se poi si ritrovano in queste situazioni. Ho deciso così, di porre delle domande “scomode” a Paola Fazzi, domande che nascono dal mio dialogo di persona e tramite i social con chi vive e lavora in montagna. Paola Fazzi, è biologa specializzata in Gestione e conservazione della fauna, guida ambientale, lavora come zoologa libero professionista in particolare sui mammiferi. Collabora con enti pubblici e privati, per monitoraggi e attività di gestione, ha seguito fin dal’inizio la ricolonizzazione del lupo nel Parco delle Alpi Apuane lavorando come tecnico faunistico nel Parco. Negli ultimi anni, ha collaborato con la provincia di Grosseto nel’ambito del progetto Life Medwolf, e in un progetto di monitoraggio del nucleo di lupi presente nella R.N. Duna Feniglia. E’ anche docente di Scienze Integrate. Nata in Versilia e cresciuta tra mare e Apuane, attualmente vive in Apuane e periodicamente dove la porta il lavoro. www.paolafazzi.com

E’ vero che il lupo uccide solo quello che mangia? Oppure il fenomeno delle sovrauccisioni riguarda anche il comportamento predatorio del lupo? Lupi puri o ibridi attuano la stessa “metodologia” di predazione, semplicemente perché il lupo è un animale sociale, gli ibridi nascono e crescono nel branco, ed il comportamento che hanno (almeno nei casi dove è stato possibile analizzarlo grazie ai radiocollari, e sono diversi) è quello che avrebbe un lupo “puro”. Il surplus killing, cioè l’uccisione di un numero elevato di prede, anche senza il consumo, è un fatto che avviene regolarmente ed è diffuso tra tutti i predatori, è una strategia adattativa sviluppata nel corso dell’evoluzione. Un predatore se trova un abbondante numero di prede a disposizione le uccide, pensando di tornare poi a consumarle. Nel caso di animali domestici, chiusi in recinti, quello che accade è spesso l’impossibilità di fuga delle prede, che si muovono in maniera disordinata, “attivando” sempre più l’istinto all’uccisione da parte del predatore.

foto Enrico Collo

Il fenomeno delle sovrauccisioni può essere legato alla presenza di cani o ibridi? Di norma nel Nord il randagismo è pressochè assente. Il numero di cani vaganti è fortunatamente calato nel corso degli anni, ma esistono ancora diverse zone con grandi problemi di randagismo. La presenza di cani ha portato, soprattutto nei primi anni di ricolonizzazione del lupo, a negare, o minimizzare la responsabilità di questo predatore in diversi attacchi al bestiame. Il lupo è presente in quasi tutto l’Appennino, sulle Alpi e in aree collinari e costiere, la sua attività di caccia si rivolge principalmente verso gli ungulati selvatici, ma se sono presenti animali domestici non custoditi, è facile che vengano preferiti, perché meno faticosi da predare. Un animale domestico, in quanto tale, non ha evoluto strategie difensive verso i predatori, e si trova quindi indifeso di fronte ad essi.

Molti sostengono che il lupo non teme più l’uomo perchè in assenza di reazioni umane si è persa la “tradizione” che veniva appresa all’interno del branco e che potranno esserci casi di predazione nei confronti dell’uomo. Non ci sono attacchi confermati all’uomo in Italia da oltre un secolo, gli ultimi episodi furono in un periodo in cui la situazione ambientale e sociale era profondamente diversa: in particolare in Padania, l’espansione delle comunità umane, anche in boschi e foreste, lo sfruttamento di tali ambienti, la caccia verso gli ungulati selvatici, a fronte di una ancora abbondante popolazione di lupo (anche in pianura), aveva fatto sì che la specie cominciasse a rivolgersi verso animali allevati, ed alle volte verso pastorelli che accompagnavano le greggi. Nella nostra era, le uniche situazioni di rischio sono avvenute con animali abituati a cibarsi di alimenti forniti dall’uomo, e che in qualche modo avevano associato l’umano ad una fonte trofica. Per questo motivo è necessario evitare in ogni modo di avvicinare un lupo volutamente, lasciare avanzi di cibo nell’ambiente, e gestire correttamente i rifiuti domestici se si vive in paesi nei cui dintorni è accertata la presenza di lupi. Il lupo resta un animale selvatico, ed è considerato un animale potenzialmente pericoloso, le sue reazioni (come quelle di qualsiasi animale) possono essere imprevedibili, è quindi fondamentale imparare a mantenere le giuste distanze.

Alcuni pastori dicono che le reti non proteggono il bestiame ma spesso causano le sovrauccisioni dicono che i cani sono un deterrente che funziona ma contro branchi di 15-20 lupi il numero di cani deve essere adeguato, a prescindere dai capi di bestiame. Così se uno vuol tenersi due asini o due capre deve avere 5 cani? E’ vero che anche i cani imparano per tradizione? Inserire cuccioloni senza cani adulti esperti rischia di essere un buco nell’acqua? Le recinzioni installate correttamente (elettrificate mobili e fisse, o metalliche fisse) utilizzate valutando accuratamente la situazione personale (ricoveri notturni, pascolo brado, alpeggio, ecc..), sono insieme ai cani da guardiania il migliore deterrente per le predazioni. Ovviamente non esiste una ricetta unica valida per tutti, ma ogni sistema deve essere valutato attentamente in funzione della località, del tipo di pascolo, della presenza o meno del pastore, delle condizioni morfologiche. Una recinzione fissa che provoca fenomeni di surplus killing è indubbiamente una recinzione progettata male e non verificata/controllata periodicamente. I cani da guardiania, se di linea da lavoro, figli di genitori validi, nati in stalla ed inseriti fin da cuccioli nel gregge sono il miglior aiutante per il pastore, naturalmente in numero proporzionato alla quantità di bestiame da proteggere. Il loro istinto gli permette di sapere naturalmente come comportarsi, senza necessità di addestramento da parte di cani adulti o di persone. È però necessario, nella gestione di tali razze canine, soprattutto nei primi mesi, cercare di correggere i difetti che emergono, oltre a fornire una corretta alimentazione e cure sanitarie adeguate. Le situazioni in cui si tengono bestie domestiche per “compagnia” e auto consumo, purtroppo, possono essere più soggette ad attacchi predatori, in quanto non essendoci un’azienda di produzione di carne o latte, non si possono fare investimenti sulla prevenzione. In quei casi non si ricevono finanziamenti, quindi è anche difficile pensare a forme di protezione.

Il lupo gira nei centri abitati e preda anche gatti e cani anche nei giardini privati? Il lupo è una specie ormai distribuita quasi uniformemente sul territorio italiano, e le possibilità di incontro sono, seppur non frequenti, sempre maggiori. Il lupo è un animale caratterizzato da una incredibile plasticità e adattabilità e non è relegato unicamente al’ambiente montano, come invece viene pensato nel’immaginario collettivo. Sono ormai presenti da qualche anno branchi di lupi nelle aree costiere della Toscana meridionale (le famose immagini di lupi sulla spiaggia), in Salento, nelle periferie di grandi città, in campi coltivati, tutti ambienti diversi ma con un unico grande denominatore: disponibilità alimentari e presenza di zone di rifugio. Può succedere che si muovano intorno ai paesi o alle città, spesso di notte (ma anche di giorno) vengono visti attraversare strade. La loro attenzione non è verso le nostre infrastrutture in particolare, ma il loro territorio arriva ad includere anche queste aree. Il cane è da sempre parte della dieta del lupo, quindi è necessario tenere i cani al guinzaglio quando si passeggia in aree aperte (è comunque obbligatorio per legge), e predisporre box notturni chiusi in cui i lupi non possono entrare. Le predazioni su gatti non sono mai state dimostrate frequenti, l’unica immagine che è circolata sul web, è riferita ad un canide con un gatto in bocca alla periferia di Porto Ercole (GR), ma non si riesce a capire se esso sia un lupo o un cane lupo cecoslovacco. Comunque, nella dieta della specie il cane, come si diceva, è presente, il gatto no.

Alcuni animali selvatici come il muflone sono scomparsi per via delle predazioni. Il muflone è una specie alloctona, originaria di Sardegna e Corsica, quindi non predisposta evolutivamente alla presenza di un predatore. Nelle aree di ricomparsa del lupo, questa specie è spesso la prima a risentirne (ma è una specie che non dovrebbe essere presente in Italia peninsulare). In Italia effetti sul muflone sono stati quantitativamente dimostrati solo nelle Foreste casentinesi nei primi anni ’90. Tale area, dove per altro il muflone è ancora presente con numeri bassissimi, è comunque poco adatta al bovide, ed il lupo è solo uno degli elementi di un ambiente difficile per il muflone.

E vero che i numeri ufficiali sulla presenza del lupo non sono credibili e mirano a tenere basso il livello d’allarme? I “numeri sulla presenza del lupo” contenuti nella bozza di Piano di conservazione e gestione mai adottato, presentano una grande “forbice”, in quanto in Italia non è mai stato fatto un monitoraggio coordinato ed eseguito su basi standardizzate ed affidabili. Sono presenti solo episodi di conteggio dei branchi, effettuati con scarse risorse da vari enti (regioni, parchi, province). Questo approccio non consente una stima robusta a livello nazionale. Contare il numero di lupi avvistati in un’area non fornisce il numero di lupi presenti, per arrivare a stimarlo servono elaborazioni statistiche approfondite e dati raccolti in maniere stabilite in partenza. Senza risorse adeguate ed un’idea precisa, questo animale non si conta.

Considerato che i lupi girano nei centri abitati, il problema non è solo dei pastori. Il lupo è sicuramente un problema economico per gli allevatori e il settore zootecnico, è un problema invece di tipo psicologico per le altre categorie.

E’ vero che chi si occupa di progetti “life” sono attivisti impegnati politicamente, oppure vendono cani? I tecnici impiegati nei progetti LIFE non sono “attivisti”, sono laureati specializzati nella tematica, con curriculum comprovati. Tra i tecnici che conosco (e ne conosco tanti) nessuno fa soldi vendendo cani. Diversi progetti attualmente, non solo LIFE, consegnano gratuitamente agli allevatori cani da guardiania, che provengono da altri allevatori, creando una rete di contatti tra addetti ai lavori (es. Progetto Pasturs, Difesattiva).

Molti pastori mi hanno raccontato che i i rimborsi arrivano solo per i capi ritrovati e con evidenti segni di predazione, gli animali smarriti non vengono rimborsati e spesso neanche quelli morti nella calca. Un capo puro che può valere 3000 euro non viene rimborsato nemmeno lontanamente per quella cifra. I rimborsi variano da Regione a Regione, secondo normative non nazionali, e a meno che non ci si trovi all’interno di Parchi Nazionali, la competenza per gli indennizzi è in mano alla Regione, che spesso non rimborsa in tempo (ad esempio la Toscana). Vengono indennizzati solo i capi ritrovati, non i dispersi, e spesso anche il danno indotto. Invece non viene considerato il valore di un capo “selezionato” e “migliorato” e questa è una grande pecca delle diverse leggi regionali.

Secondo alcuni pastori il “modello” dell’est Europa con i cani funziona perchè i pastori sono anche armati. Girano in rete video pubblicitari di cani allevati nell’est Europa che affrontano lupi uno ad uno ma sembra siano lupi feriti o allevati allo scopo. Un cane solo non è sufficiente, è necessario un branco di cani che instauri il proprio equilibrio e le proprie dinamiche. I cani maremmani funzionano, come altre razze dell’est, o come i pastori pirenaici, anche in Italia, basta che l’allevatore sia consapevole che la prevenzione, a tutt’oggi, è parte fondamentale del suo lavoro. Non si conoscono bene le dinamiche comportamentali che si instaurano tra cani da guardiania e branchi di lupi confinanti. Video, foto, testimonianze che girano in rete sono al momento puramente aneddotiche. E’ vero che in alcune zone dell’Asia si può comprare un cucciolo di lupo in un mercato di paese e importarlo in Italia è facile? Forse in passato era più semplice procurarsi un lupo, adesso in Italia l’attenzione al commercio illegale di specie di animali inclusi in convenzioni internazionali, è piuttosto alta. Il sequestro dei clc e dei relativi allevamenti è a un’indicazione molto evidente di ciò.

Molti pastori non sono per l’estinzione del lupo ma sono per il controllo numerico come si fa in molti paesi. Il controllo numerico con abbattimenti effettuati da personale adeguato è una possibilità prevista dalla legge (deroghe alla direttiva Habitat ed ai suoi recepimenti nazionali). Il legislatore dovrà decidere, rapportandosi con le normative internazionali, se modificare questo approccio cercando di rendere più speditivo il processo attraverso il quale si può arrivare ad abbattimenti. Sicuramente l’abbattimento è una possibilità gestionale, ma non è univocamente dimostrata la sua efficacia come “misura strutturale”. Probabilmente, vista la biologia della specie e la presenza sul nostro territorio, esso può essere un rimedio efficacie nel breve periodo. L’unico rimedio strutturale e efficacie sul lungo periodo, sul quale investire, è la prevenzione.

Mi puoi spiegare cosa è un ibrido? Tecnicamente per “ibrido” si intende il prodotto dell’incrocio tra due specie diverse. Lupo e cane sono la stessa specie, ma per convenzione l’incrocio tra cane e lupo viene definito comunque ibrido. Gli ibridi “di prima generazione “ sono figli di un cane e un lupo (nella maggior parte dei casi di un cane ed una lupa), questi ibridi possono a loro volta incrociarsi con i lupi. Dopo ogni generazione la percentuale di DNA di cane sarà sempre minore ma una piccola parte ne rimarrà. C’è possibilità che i cani da guardiana si accoppiano con i lupi creando altri ibridi? I cani da guardiania, come tutti i cani, se non opportunamente controllati potrebbero incrociarsi con i lupi. In pratica per evitare predazioni e rischi di ibridazione il mio cane Scooby lo dovrò sempre tenere al guinzaglio? Ci sono diverse leggi che obbligano all’uso del guinzaglio (Ordinanza 6/2013 del Min. Salute art.1 comma 3a, regolamenti comunali e regolamenti dei Parchi), a prescindere dalla presenza del lupo. I cani, anche i più pacifici, quando sono nella natura vengono attivati da odori e stimoli e tirano fuori il loro lato “selvaggio” diventando un pericolo per qualsiasi animale selvatico (ci sono video di cani piccolissimi che mangiano su carcasse, o che inseguono caprioli allo sfinimento). Al tempo stesso il rischio che il cane venga predato da un lupo è reale, in alcune aree è successo anche dopo una breve sparizione dall’occhio del padrone. Per il rischio di accoppiamento è necessario un periodo più lungo ed ovviamente un’ interazione più “approfondita” con il lupo, ma la possibilità che il cane si allontani, si perda e succedano “incidenti” esiste. Quindi visto che è un animale domestico, e dipende da noi, dobbiamo esserne responsabili.

REGOLE DI COMPORTAMENTO Qualche semplice regola: 1. Tenere i cani al guinzaglio: questo vale sempre e ovunque, i cani possono creare disturbo ai lupi presenti in una zona, possono (anche i più casalinghi) infastidire la fauna, e sì, succede che siano predati dai lupi. Il cane viene visto come un “invasore” e i lupi non gradiscono. Sottolineiamo poi sempre il rischio di ibridazione, data dall’accoppiamento tra cane e lupo.

2. Non lasciare avanzi dei nostri pic-nic, non cercare di attirare i lupi per fotografarli: nessun animale selvatico deve abituarsi al cibo umano, né deve associare la presenza dell’uomo a cibo facile, in particolare i lupi. Il lupo è un animale selvatico e quindi ovviamente potenzialmente pericoloso. Non ci sono stati attacchi di lupo a uomo da circa 200 anni, ma le uniche situazioni spiacevoli (al di fuori dell’Italia), sono avvenute a causa di lupi abituati al cibo. In caso di incontro: 3. Osserviamo gli animali a distanza, non avviciniamoci: Nel 99% dei casi il lupo (o i lupi) ci guarderà immobile per un pò e poi se ne andrà, se non sarà schizzato via al primo sguardo. Non fa nessuna differenza che gli animali siano in più di uno. 4. Se non ci sentiamo tranquilli (non sono situazioni pericolose, ma non si può impedire a qualcuno di avere paura) alziamo la voce, facciamo confusione, sbattiamo due sassi in terra. L’animale si spaventerà e se ne andrà 5. Nel caso di incontro con lupi “confidenti” ossia in qualche modo un pò abituati all’uomo (vedi punto 2), prendiamoci la responsabilità di disincentivare questa loro associazione mentale di uomo-oggetto interessante: come nel punto 4, facciamo rumore e cerchiamo di fargli capire che l’uomo non è un bell’incontro. Urliamo, alziamo i bastoncini o le braccia, rendiamoci “spaventosi” ai suoi occhi, così da fare confusione, per fare qualcosa per far associare al lupo il fatto che l’uomo possa essere una presenza “spiacevole”, e che sarebbe più tranquillo, senza incontrarlo. Questo non vuol dire andargli incontro, ne tantomeno avvicinarcisi. Ci sono stati casi, documentati anche da video, di persone a una quindicina di metri dall’animale. In quel caso, anziché rimanere a fare il video, o cercare di richiamare il lupo per fare il video piu bello, sarebbe meglio fare un pò di confusione, per indurre l’animale ad allontanarsi.

Cosa è sbagliato fare?

6. Ululare per attirarli: l’ululato è una forma comunicativa. I lupi ululano per segnalare la propria presenza sul territorio, per riunirsi, per salutarsi. In un’area sono presenti solo i lupi di un branco, lupi estranei vengono allontanati. Ululare segnala a quel branco che ci sono quindi altri animali nella loro casa, li disturba, li può costringere a modificare le loro abitudini territoriali, almeno momentaneamente. In un periodo delicato come la fine dell’inverno, ossia l’inizio del periodo riproduttivo, ululare può costringere la femmina a scegliere una tana differente da quella che avrebbe selezionato, e spesso le zone adatte per la tana o per i rendez-vous (i siti dove in estate vengono allevati i cuccioli) non sono così tante. Disturbarli può portare quindi a mettere a rischio la cucciolata o a creare loro ulteriori difficoltà rispetto a quelle che devono comunque affrontare in un ambiente antropizzato come il nostro.

7. Avvicinarsi alle aree di rendez-vous (gli “asili” in cui i cuccioli passano le giornate in attesa del ritorno degli adulti): a certe persone che non si comportano in maniera etica piace entrare in queste aree per fotografare (o foto trappolare) facilmente i lupi. Anche in questo caso il rischio è quello di disturbarli, farli spostare, o renderli abituati alla nostra presenza e come abbiamo già detto non va bene Quindi, muovetevi nell’ambiente con attenzione e ricordatevi che il lupo non è un cartone animato, non è un peluche, non ha bisogno di noi e non deve essere visto come un essere fantastico, da venerare. E’ un animale selvatico, da rispettare nel suo ecosistema.

Maurizio Barbagallo

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