Altopiano Andino e Sardegna – l’improbabile connessione geografica e culturale di due mondi lontani

Alcune curiosità e aspetti comuni impensabili di due destinazioni geograficamente lontane tra loro ma che allo stesso presentano similitudini improbabili; Marco e Carla, dialogano da due continenti distanti, dall’Europa al Sudamerica, dalla Sardegna all’altopiano andino rendendosi conto di come la natura e l’uomo abbiano risolto problemi geografici con lo stesso approccio, incontrando soluzioni comuni.

Due tra le tante destinazione dei viaggi a piedi in Italia e nel mondo che Trekkilandia propone nel suo oramai ampliato e variegato catalogo.

Luoghi del mondo a confronto: similitudini tra la Sardegna e l’altopiano andino

La barca scivola leggera tra le oscure e placide acque del lago Titicaca che riflettono l’azzurro terso di un cielo che in questa regione e a questa altitudine non presenta nessun tipo di particolato inquinante o umidità. A poco più di 3800m di altitudine con le sue acque sospese tra Perù e Bolivia si trova uno dei laghi navigabili più alti al mondo, il Titicaca, origine di molteplici leggende e racconti mitologici che hanno dato vita svariate civiltà sudamericane tra le quali anche quella degli Incas.

Ci troviamo nell’altopiano andino, una regione condivisa tra tre dei principali paesi sudamericani: il Cile, la Bolivia ed il Perù. Un’area geografica che per millenni è rimasta isolata dal resto del continente e del mondo, ma che ha saputo sviluppare tradizioni culturali e agricole uniche al mondo, come l’addomesticamento delle patate o della quinoa, l’allevamento dei camelidi andini lama ed alpaca, oltre che del famoso cuy, da noi conosciuto come porcellino d’India.

L’imbarcazione su cui mi trovo è costruita con la totora (Schoenoplectus californicus), il giunco che cresce abbondante lungo le sponde e nelle lagune meno profonde del Titicaca. Essiccata al sole la totora viene poi lavorata a mano creando strutture cilindriche o cubiche per la costruzione di imbarcazioni, case, nonché delle isole galleggianti su cui un tempo si rifugiavano gli Uros.

“Caballito de totora”, Lago Titicaca. Foto di Marco Rosso

Il telefono squilla, dal gruppo di Trekkilandia arriva un messaggio di Carla:

“Wow, bello davvero il posto!!! Che curioso però, e pensare che anche qui in Sardegna da noi nello Stagno di Cabras e nello Stagno di Santa Giusta a Oristano si usano le stesse imbarcazioni; le chiamano is fassonis”

Le Lagune e gli Stagni sono l’elemento che contraddistingue il paesaggio dell’Oristanese, prossime alla costa centro – occidentale della Sardegna e all’Area Marina Protetta della Penisola del Sinis e dell’Isola di Mal di Ventre.

Questo tratto di costa è battuta in modo particolare dai venti di maestrale e per questo ambita da surfisti ma anche dai camminatori a caccia di un bel trekking in Sardegna.

Il Viaggio a piedi nella Penisola del Sinis in Sardegna vuol dire camminare attraverso un museo naturalistico e archeologico a cielo aperto: l’area protetta, istituita nel 1997, oltre l’Isola di Mal di Ventre, comprende sia la costa che si estende dal Promontorio di Capo San Marco e l’area archeologica di Tharros a Capo Mannu, sia l’ecosistema palustre nell’immediato entroterra, gli Stagni di Cabras, che insieme alle altre aree umide (come quella di Mistras) sono parte di un unico Sito di Interesse Internazionale, tra i più grandi e produttivi d’Europa (2200 ettari), nonché zona ideale per le escursioni in Sardegna.

La vita della città di Cabras e dei villaggi intorno allo Stagno, sono dalla preistoria ovviamente legati alle risorse naturali delle aree umide: la pesca tradizionale, oggi al centro della ricerca antropologica e nuova attrattiva culturale e turistica, è sempre stata l’attività di sostentamento più comune per gli abitanti del Sinis.

Le imbarcazioni tradizionali in Sardegna e Perù

Is Fassonis sono le imbarcazioni tradizionali di origine molto antica, adatte a navigare su fondali molto bassi e realizzate con fasci intrecciati di un’erba palustre locale, la Thypha latifolia, detta comunemente Tifa, Fenu in lingua sarda.

La stessa pianta viene utilizzata anche per la realizzazione dei bellissimi cesti tradizionali, un tempo utilizzati per raccogliere il pescato (anguille, cefali, mormore, orate e spigole) di cui gli specchi lacustri sono sempre stati ricchi.

Potrebbero essere stati i Fenici, abili costruttori di navi, ad averlo insegnato ai locali, ma qualche studioso ritiene che imbarcazioni simili fossero comuni già in epoca nuragica, poi perfezionate nei secoli successivi.

Oggi la pratica artigianale della costruzione de Is Fassonis, viene tramandata di generazione in generazione ai giovani appassionati che danno sfogo alla loro creatività e competitività durante la suggestiva Regata de Is Fassonis, una corsa di velocità che si svolge al tramonto d’estate nello Stagno di Santa Giusta (800 ettari di estenzione, il terzo stagno sardo) non lontano da Oristano: i partecipanti si sfidano a navigare il più velocemente possibile stando in equilibrio sulle barche e facendo leva sul fondale con Su cantoni, la lunga pertica utilizzata durante la pesca tradizionale per scovare il pesce tra le vegetazione palustre.

Una sorta di rievocazione storica rivisitata (dal 1978) che richiama turisti e buongustai desiderosi di gustare l’oro di Cabras, ovvero la bottarga ricavata dalle uova di cefalo, oppure il pesce arrosto, e la vernaccia di Oristano.

Is Fassonis, le imbarcazioni tradizionali di laguna, tipiche della costa ovest della Sardegna

Negli stessi bacini idrici in cui i pescatori sardi si muovono a bordo dei loro fassonis fanno spesso la loro comparsa i Fenicotteri rosa.

4 delle 6 specie di Fenicotteri conosciuti al Mondo

Genti Arrubia è il nome piu’ comune con cui i sardi conoscono e chiamano da sempre i fenicotteri rosa: il popolo rosso, la gente rossa letteralmente in lingua sarda.

Il Fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) è un uccello acquatico grande e maestoso, inconfondibile nel suo aspetto.

Per procacciarsi il cibo immergono la testa sott’acqua e camminano lentamente, dando quasi l’impressione di scivolare sull’acqua o di ballare il Flamenco, per la particolare conformazione e movimento rotatorio compiuto con le zampe: in spagnolo, non a caso, sono comunemente chiamati Los Flamencos.

La tipica colorazione rosa tendente all’arancio è di origine alimentare ed è dovuta proprio a uno dei suoi cibi preferiti: tra sostanze vegetali, piccoli molluschi, piccoli pesci, i fenicotteri vanno ghiotti di un piccolo crostaceo, l’Artemia salina, ricco di un pigmento carotenoide (cantaxantina) che conferisce al Fenicottero rosa la sua particolare tinta.

Cova 2020 – Foto di Antonio Tarquini (fonte: Galleria Immagini del Sito del Parco di Molentargius)

E’ un animale sociale, per questo è possibile osservare grandi colonie negli stagni, lagune e saline della Sardegna, che nel periodo della riproduzione diventano immensi tappeti rosa shocking: il corteggiamento è un rito corale e dura per settimane, si tratta di un vero e proprio incoraggiamento alla riproduzione e deposizione delle uova sincronizzate, per la salvaguardia della specie.

Entrambi i genitori provvedono a covare con cura e la schiusa dell’unico grande uovo avviene tra marzo e aprile, immaginatevi il fragore e lo spettacolo.

Il Fenicottero rosa può essere considerato un indicatore biologico, perché seleziona habitat in cui siano presenti condizioni ideali per lo svernamento e la sopravvivenza della specie: gli specchi d’acqua salmastra e dolce della Sardegna, dalle acque poco profonde e in prossimità della costa, sono luoghi prescelti, come pochi altri nel Bacino del Mediterraneo.

Possiamo osservarli a ovest nelle Aree Umide di Cabras e in quelle delle Isole di San Pietro e Sant’Antioco, a est nello Stagno di Notteri e Feraxi, ma l’Area Metropolitana di Cagliari è il luogo piu’ ambito, distribuiti tra Molentargius e Santa Gilla.

Arrivano da Francia, Spagna, Algeria e Turchia, ma anche dal’Italia (Orbetello).

Area Marina Protetta Penisola del Sinis – Fonte foto: sito Area Marina del Sinis

Ma non tutti i fenicotteri sono uguali e nell’Altopiano Andino troviamo ben 3 delle 6 specie conosciute al Mondo.

Esattamente!!

Pensa che qui, nel deserto di Atacama a queste quote possiamo osservare: il Fenicottero cileno (Phoenicopterus chilensis), il Fenicottero andino (Phoenicoparrus andinus) e il Fenicottero di James (Phoenicoparrus jamesi).

Il Fenicottero cileno è un uccello molto diffuso e lo si trova disperso in buona parte del continente sudamericano, dal livello del mare fino alle quote andine dell’altopiano, dalla Patagonia argentina e cilena sino al Perù e la Bolivia.

Uno dei posti più belli in cui è possibile avvicinarsi al tramonto è la Laguna Chaxa, situata a pochi chilometri da San Pedro de Atacama e tra le cui acque poco profonde si riflettono le lunghe gambe ed i sinuosi colli di questi bellissimi e fragili pennuti.

Le altre due specie invece sono quasi esclusivamente confinate nell’altopiano, in particolare nelle zone del Salar de Atacama, del Salar del Huasco e le lagune colorate del Sur Lipez nell’altopiano boliviano; tra queste il Fenicottero di James si trova in pericolo critico ed è molto difficile da avvistare, essendo il Salar de Surire uno dei luoghi in cui è probabile incontrarlo soprattutto durante la stagione estiva.

Fenicotteri di James in volo nel Salar de Surire – Deserto di Atacama, Cile

Scopriamo che ad attirare i fenicotteri nelle Ande sono i grandi bacini endoreici, ovvero quelle depressioni topografiche che costituiscono localmente un punto di convergenza del reticolo idrico superficiale e che però, non presentando emissari, consentono la formazione di condizioni di ipersalinità con la conseguente presenza di piccolissimi crostacei appartenenti alla famiglia delle Artemiidae (Artemia sp.) di cui vanno veramente ghiotti i nostri amici volatili.

La presenza di queste conche salate comporta un altro elemento di contatto tra l’altopiano sudamericano e l’isola nostrana: l’estrazione e la lavorazione del sale.

Il Salar de Uyuni è il più grande ed il più alto deserto salato del mondo, occupando una superficie di oltre 10500 km2 ad una quota di 3650m slmm, ed è situato interamente in Bolivia nel dipartimento di Potosì. Il lago salato è composta da strati di cloruro di sodio che vanno dal metro ai 10 metri di spessore, con una profondità massima del bacino di oltre 120m. Oggigiorno le cooperative di Colchani, Colca-K e Uyuni riescono ad estrarre circa 25 mila tonnellate di sale all’anno che poi viene trasportato nel resto del continente; tuttavia, il cloruro di sodio non rappresenta l’unica risorsa mineraria di questo grande lago salato.

Il Salar de Uyuni assieme a quello di Coipasa, al Salar de Atacama e alle Salinas Grandes del nordovest dell’Argentina formano parte di quello che si chiama il “triangolo del Litio”, altro prezioso elemento chimico che qui si estrae in abbondanza e che nel XXI secolo ha assunto un ruolo importantissimo nell’economia mondiale.

Alcune immagini delle Saline del parco di Molentargius e del Salar de Uyuni in Bolivia

Volando dalle Ande al mare scopriamo invece che in Sardegna il sale è estratto lungo le innumerevoli saline costiere, naturali e artificiali.

La prima testimonianza scritta riguarda le Saline di Cagliari e risale al 150 a.C,

Dopo la caduta dell’impero il commercio del sale subisce una battuta d’arresto nell’Isola, per riprendere durante il medioevo (Regni Giudicali sardi), con la concessione dello sfruttamento delle saline ai monaci Vittorini di Marsiglia.

Furono poi gli storici conquistatori dell’Isola a mettere a regime questo fruttoso sfruttamento: Pisani, Aragonesi, Spagnoli e infine Piemontesi.

Nel primo trentennio del Settecento (sotto i Savoia) il sale sardo (in particolare quello cagliaritano) era molto richiesto, essendo piu’ dolce e piu’ adatto di quello spagnolo e portoghese per la salagione dei piccoli pesci, in effetti ancora oggi è molto apprezzato per qualità e caratteristiche chimiche e organolettiche.

Il sale marino prodotto dalle saline sarde viene impiegato in diversi processi di salagione nell’industriacasearia o conserviera, ma anche come condimento alimentare.

Fino alla metà dell’800le saline erano naturali e l’estrazione del sale si limitava alla semplice raccolta del sale cristallizzato depositato ai bordi dello stagno. Il lavoro della raccolta si svolgeva tra la fine di aprile e il mese di ottobre, sotto il sole cocente: iniziava dallo scavo, poi il sale veniva ammassato e infine trasportato ai magazzini.

Ma è negli anni venti dell’Ottocento, sul modello francese, le saline diventano una vera e propria industria, grazie alle innovazione tecnologiche e idrauliche.

Le saline piu’ importanti a livello produttivo in Sardegna sono sicuramente quelle di Cagliari, ma oggi tutte sono Siti Naturali protetti e salvaguardati all’interno di Parchi e Aree Marine.

Le Saline di Molentargius hanno plasmato il paesaggio del Golfo di Cagliari e sono state fonte di ricchezza economica per Cagliari, fino al 1985, quando a causa dell’inquinamento vengono chiuse. L’area viene riscattata con la creazione del Parco Naturale Regionale nel 1999, evidenziandone il valore di importante ecosistema in area urbana, nonché luogo di salvaguardia per le specie animali e vegetali che lo abitano; un’eccezione a livello europeo.

Sentiero del Parco Naturale Regionale di Molentargius – Saline. Foto di Carla Pau

Ancora in produzione invece sono le Saline Conti Vecchi presso lo Stagno Santa Gilla (2700 ettari), alle porte di Cagliari: alla fine degli anni ’20 sono state date in concessione alla società Ing. Luigi Conti Vecchi (Eni Rewind) e ora gestite dal FAI, che in occasioni speciali organizzano eventi per visitare l’area.

Una parte dello stagno venne bonificata e venne impiantata la salina che ancora oggi è in funzione.

Potrete visitare, esplorare e conoscere i luoghi descritti in questo articolo attraverso

i viaggi a piedi che Carla e Marco accompagnano nei due continenti:

Trekking in Sardegna: il meglio del Sud in un unico viaggio

https://www.trekkilandia.it/viaggi/viaggio-trekking-in-sardegna-sud

Trekking di Capodanno in Sardegna: Isola di Sant’Antioco e San Pietro

https://www.trekkilandia.it/viaggi/trekking-di-capodanno-in-sardegna

Trekking in Perù con Lago Titicaca

https://www.trekkilandia.it/viaggi/viaggio-in-peru-lago-titicaca

– Overland Deserto di Atacama

https://www.trekkilandia.it/viaggi/overland-deserto-atacama

Redazione Trekkilandia

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