Dal 11/05 al 17/05 - 2024
Trekking in Salento tra i due mari
Da Lecce, raggiunta la costa adriatica, camminiamo fino a Santa Maria di Leuca, de Finibus Terrae della Via Francigena sul Mar Ionio
"Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, pieno di dolcezza; resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come un viaggio vero." Guido Piovene
- Il viaggio
- Il viaggio in breve
- Programma
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- La guida
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Informazioni sul viaggio
- 5 colazioni in struttura
- Assicurazione Medico Bagaglio
- I.V.A
- Servizio di Guida Escursionistica, Segreteria ed Iscrizione al Viaggio
- Tutte le cene
- tutti i pernottamenti
- 1 colazione
- Assicurazione per Annullamento Viaggio
- Extra durante pranzi, cene e colazioni
- supplemento doppia uso singola
- Tassa di Soggiorno da pagare in loco
- Ticket Ingresso a Parchi e Musei Compresi e Non Compresi nel Programma
- Trasferimenti e trasporto bagagli con mezzo privato durante il Cammino
- Tutti i pranzi al sacco
- Tutto quanto non espressamente indicato alla voce La quota include
- Viaggio per/dal Punto di Ritrovo
- Volo aereo andata/ritorno
Carla Pau
ROTTA SUD, VERSO LA FINE DELLA TERRA, LUNGO LA COSTA ADRIATICA DEL BASSO SALENTO
PROGRAMMA IN AGGIORNAMENTO
Siamo a piedi, in Salento, di maggio: questo ci da un grande vantaggio, o meglio un’opportunità. Possiamo soffermarci sui dettagli e sulle curiosità, seguire i profumi tra le case, farci guidare dal dialetto nelle stradine. Rotta sud, lontani nel tempo dall’assalto balneare, favoriti da temperature miti, riscaldati dal sole e rinfrescati dal vento, ce ne andiamo per falesie, scogliere e altipiani con le farfalline e gli uccellini, accompagnati dal rombare del mare che si fracassa sulle scogliere, si infila in grotte e gole, fa sbattere le barche. In effetti stai camminando sul fondo di un oceano sospeso, in un paesaggio nuovo e diverso, che prima non hai mai visto e che ti accoglie dal primo momento.
Il Salento ha una personalità unica e un fascino irresistibile.
Poichè sono davvero tante le cose per cui vale la pena fare questo viaggio a piedi alla scoperta del Basso Salento, ho fatto un sommario, da cui ho escluso il cibo (a cui è dedicato ampio spazio nella sezione Mangiare e dormire) e bellezza di Lecce e Otranto .
Punta Palascìa, il punto più orientale d’Italia:
In questo viaggio raggiungiamo il Punto più a Est d’Italia, Punta Palascìa o Capo d’Otranto: nel Trekking in Sardegna nell’Arcipelago del Sulcis tocchiamo il punto più a Ovest. Qui siamo nel Punto più a Est. Il Faro è attivo dal 1867.
Roca Vecchia, i Messapi e i Monaci Basiliani:
E’ un sito archeologico di grande fascino che incontriamo sul nostro cammino appena usciti da San Foca. Oltre gli insediamenti preistorici, il sito risulta particolarmente interessante per la presenza di resti della civiltà Messapica (Messapia vuol dire “terra tra i due mari” e per i resti della presenza dei Monaci Basiliani (grotte e rifugi). Il borgo fortificato viene raso al suolo dallo stesso governatore delle Terre d’Otranto nel 1544 e gli abitanti danno vita a Roca Nuova. I Messapi, a partire dal IX sec a.C giungono nelle coste dell’attuale Salento e vissero in maniera pacifica fino ad essere conquistati e sottomesi da Roma nel 266 a.C.
Le Grotte della Poesia:
Sono le più famose ma il territorio è ricchissimo di grotte a causa del carsimo e della conformazione geomorfologica della costa. Le Grotte della Poesia, poco a Sud di Roca Vecchia, sono due doline di crollo che si presentano come piscine naturali. Il termine Poesia deriverebbe dal griko (minoranza linguistica parlata nel leccese) poisìa, che indicava la presenza di una sorgete potabile a cui ci si poteva abbeverare. Un’altra storia racconta di poeti seduti romanticamente ai bordi della Poesia a scrivere versi. A voi quale versione piace? A parte tutto sono stati luoghi sicuramente di culto, infatti sono stati trovate iscrizioni in lingua messapica e latina.
I Faraglioni di Sant’Andrea
Le sculture, di colore dal bianco al giallo oro, anche in relazione all’ora del giorno, sono la dimostrazione dell’attività erosiva del mare e delle acque meteoriche di questa fascia costiera, formatasi per sedimentazione di sabbie, argille e fanghi depositati dal mare nelle fasi ingressive e regressive tra fine Cenozoico e inizio del Quaternario. La diversa natura del materiale litificato porta ai diversi strati di colori ma determina anche le bizzarre forme, poiché alcuni strati sono meno compatti e quindi più erodibili delle calcareniti. Il processo è attivo e in altre zone della costa è possibile assistere in diretta all’erosione di futuri faraglioni che oggi si presentano come archi.
La Cava di Bauxite
Appena usciamo da Otranto andiamo incontro a una valle dove la grande presenza di rossa bauxite (visibile a occhio nudo) ha portato alla creazione di una cava, oggi in disuso (attiva per circa 20 anni dagli anni ’50 agli anni ’70). La Bauxite è una roccia sedimentaria i cui ossidi (in prevalenza allumino e ferro) sono fondamentali per la produzione di alluminio. Dopo la chiusura l’infiltrazione di acque provenienti da una vicina falda freatica ha prodotto lo specchio d’acqua color smeraldo, creando questo spettacolo fuori dal comune.
Muri a secco, Pajare, Montagnate:
tutta la roccia risparmiata dal faticoso lavoro del dissodamento del terreno è stata usata per dare forma a uno dei paesaggi agricoli più belli d’Italia.
Muretti a secco come limite e confine tra proprietà; spesso camminiamo lungo bellissimi tratturi (come quelli di Sasso del Mito presso Torre del Sasso) cinti da entrambe le parti da bellissimi muri a secco straordinariamente intatti. Presso le Masserie erano rinforzati con pietre sporgenti per ostacolare l’attacco dei predatori (muri paralupi).
Le Pajare sono manufatti circolari (simili al trullo) che servivano da riparo per il freddo e per il caldo durante i periodi di raccolta nelle campagne; vi custodivano gli attrezzi da lavoro. Di più piccole dimensioni sono poi le spase e le littere, di forma anche rettangolare, usate per l’essicatura di frutta e verdura.
Le Montagnate (“zone riparate dai venti”) venivano erette sulle coste particolarmente esposte ai venti a protezione dei campi coltivati a terrazzamento
Il sentiero delle Cipolliane e il Ciolo:
lungo questo tratturo, ricavato nella scogliera corallina, si incontrano pajaere, montagnate, si cammina lungo un sentiero riparato da muri a secco e si sente il suono del mare che attraversa le grotte. La sua funzione in passato è stata quella di agevolare il tragitto dei raccoglitori di sale e dei pescatori che si muovevano tra l’entroterra e la costa. Il complesso carsico delle Cipolliane è importantissimo per la presenza delle Grotte (che non vedremo lungo il percorso), per l’affioramento superficiale di fossili e per la presenza di rocce straordinariamente lisce (per dissoluzione del calcare). Giungiamo infine al fiordo del Ciolo, il più suggestivo del Salento: il suo nome deriva da Ciole, che in dialetto si riferisce alle Taccole, che qui nidificano negli anfratti delle rocce a picco sul mare del grande canale, scavato dall’azione doppia e millenaria delle acque meteoriche e del mare.
Le Torri costiere di difesa:
in quasi tutte le tappe è presente almeno una Torre costiera, ma a volte se ne incontrano anche più di una in una sola tappa. Molte sono a picco sul mare, esposte al vento e alle mareggiate, altre sono di vedetta e a sistema con le altre in seconda fascia, costruite in posizione strategica presso le masserie fortificate nelle serre. Creano un paesaggio davvero bello e danno ritmo al nostro cammino. La storia è sempre quella: il governo spagnolo, a partire dal 1537 inizia la costruzione di nuove Torri Costiere per difendere la costa e i suoi abitanti dai Pirati Corsari Barbareschi. Tra tutte ricordiamo la mitica Torre del Serpe presso Otranto, la Torre del Sasso presso il Sasso del Mito e la Torre di Sant’Emiliano presso Porto Badisco.
Leuca, il Tacco d’Italia:
Il suo nome deriva dal greco Leucòs – bianco – e quando la guardi capisci perchè. L’abitato si sviluppa soprattutto lungo costa tra Punta Ristola e Mèliso, il Tacco d’Italia, la dove Adriatico e Ionio si incontrano. Le ville di Leuca, in stile eclettico e le bagnarole (piscine artificiali intagliate nella roccia e sormontate da un abitato in pietra) rendono unico il paesaggio del borgo sul mare. La Basilica, meta dell’ultima tappa della Via Francigena in Europa, de finibus terrae (fine della terra), risale probabilmente ai primi secoli del cristianesimo e con tutta probabilità fu eretto sulle rovine del Tempio di Minerva. Il Faro abbellisce il Capo di Santa Maria di Leuca dall’alto dei suoi 102 metri dal livello del mare.

SALENTO: LA TERRA DI MEZZO TRA DUE MARI
Il paesaggio, oltre quello delle falesie e delle scogliere, colpisce per la grande presenza dell’azione antropica, un risultato di una relazione antica dove la natura ha plasmato la terra e l’uomo a questa si è adattato, assecondato la natura dell’ambiente dominante in cui era nato.
La Penisola Salentina è il territorio più a Est d’Italia.
Noi cammineremo per lo più entro i confini naturali del Parco Naturale Regionale “Costa Otranto – S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase”, che interessa circa 3200 ettari di territorio (il più grande dei sei parchi regionali della Provincia di Lecce) ed è stato istituito nel 2006. Dei suoi 57 km di costa (affacciata sul Mar Adriatico) noi vedremo i tratti più belli e interessanti.
I diversi tipi di ambienti si susseguono dalla linea di costa fino all’entroterra:
Lungo la costa cammineremo sulle falesie bianchissime a picco sul mare, dove – per il carsismo attivo – sono diffuse e dislocate le cavità ipogee, le grotte, i cunicoli.
Nell’entroterra si estendono a perdita d’occhio i tavolati pianeggianti di roccia carbonatica a morbide calcareniti marnose (la cosidetta “pietra leccese”) che si alterna, nei prati pascoli, alla vegetazione arida e alla macchia bassa. E’ qui che l’escursionista attento può incontrare orchidee selvatiche e altri endemismi del Salento tra asfodeli e scille marine, salvioni gialli, corbezzoli e lentischi, euforbie e capperi. Qui il paesaggio agricolo tradizionale salentino si esprime al massimo nel sistema dei terrazzamenti delle Serre Salentine (soprattutto olivi), delle vie di comunicazione tramite tratturi e scale di pietra, pajare e montagnate.
Appena dietro la linea di costa sabbiosa o falesia ci sono anche importanti Boschi a base di querce spinose o Pini di aleppo, come i Boschi di Castro e Tricase (unico bosco puro di Quercia Vallonea in Italia).
Questo Parco è importantissimo anche dal punto di vista faunistico: per le rotte migratorie dei rapaci, per la nidificazione rupicola di molte specie di uccelli (tra cui il Gabbiano Corso) e come siti riproduttivi di numerose colonie di chirotteri.
Un’ambiente particolare, che forse non ti aspetti in questo mare di calcare, è il Sito di Importanza Comunitaria Alimini, una delle aree umide più importanti del Salento insieme alla Riserva delle Cesine, che sfioriamo nel tratto iniziale della prima tappa del nostro viaggio. Alimini Grande e Alimini Piccolo (Fontanelle) sono due bacini lacustri che permettono, con la loro diversa origine e qualità dell’acqua da salmastra a dolce (Alimini Grande di origine marina, Alimini Piccolo alimentato da polle sorgive), una grande e preziosa biodiversità animale e vegetale.
Dall’anno 1000 fino al 1927 il territorio rientrava completamente nella circoscrizione della Terra d’Otranto, che si estendeva per circa 140 km fino a Santa Maria di Leuca e dal Canale d’Otranto al Golfo di Taranto.
Uno degli aspetti più originali della Cultura salentina è la lingua. Il Grico, anche se viene chiamato comunemente dialetto, è riconosciuto come minoranza linguistica, ha dei punti in comune con il neo greco con influenze neo latine. L’isola linguistica è chiamata Grecia Salentina e oggi si è trasformata in un’Unione di Comuni a cui aderiscono, oltre i nove di origine ellenofona, altri tre che non sono di origine ellenofona.
Ogni città ha il suo stile e le sue peculiarità
Dopo Taranto Lecce è la città più popolosa (quasi 93 mila abitanti circa), più popolosa anche di Brindisi (quasi 84 mila).
Lecce, città d’arte, ha molti soprannomi, tra cui la Firenze del Sud. Ma in realtà con Firenze non ha nulla a che fare. Indubbiamente è la Signora del Barocco, perchè il Barocco seicentesco, per le svolte e peculiarità che si sono diffuse in questa città durante il Regno di Napoli, non lo vedrete mai in nessun’altra città italiana. E’ un bel tour quello tra le sue chiese e palazzi in stile barocco, ma all’interno delle mura, di antiche origini messapiche, ci sono molti altri tesori dell’antichità da scoprire.
Otranto, il Comune più a est d’Italia, si affaccia sul Mar Adriatico, dove il Canale d’Otranto separa l’Italia dall’Albania. Il suo centro storico, caratterizzato dalle mura e dal borgo aragonese (costruito tra la fine del 1400 e la fine del 1500), è Patrimonio dell’Unesco dal 2010. E’ molto suggestivo vedere le mura che scendono a picco sul mare nel Porticciolo Turistico, uno dei primi ad avere successo in Italia già a partire degli anni ’60.
Castro è l’unico piccolo borgo medievale fortificato, a picco sul mare, che incontriamo lungo il nostro percorso. Sorge a 98 m.s.l.m e si divide tra il borgo fortificato e Castro Marina, che si affaccia al porto. E’ di antiche origini messapiche ma ha raggiunto grande importanza in epoca romana, quando in loco doveva controllare il mare Castrum Minervae con il suo Tempio dedicato alla Dea. Castro è una delle possibili località ipotizzate come l’approdo di Enea in fuga da Troia.
Dal punto di vista artistico sono particolarmente affascinanti e di impatto sia lo Stile Eclettico di Leuca che lo Stile moresco coloniale di Santa Cesarea Terme.
Lungo la Costa i paesi sono pochi e spesso alternati a piccoli centri abitati non riconoscibili come paesi, ma solo come nuclei insediativi. Oggi alcuni sono rinomate stazioni turistiche nella stagione balneare, ma fino almeno a tutto il secolo scorso spesso era isolati e difficilmente raggiungibili.
La campagna, questo penso sia il vero patrimonio paesaggistico al confine col mare: manufatti della cultura contadina, il paesaggio delle torri costiere, il cielo e il mare che a volte si confondo sopra le Serre.
Nel territorio sono disseminati piccoli paesi e borghi poco popolosi, che spiccano con le loro torri campanarie e le cupole delle Chiese in mezzo alla campagna, brillando al sole con le loro case e bei palazzi di rappresentanza in candida pietra leccese. Essendo una pietra molto porosa, quindi soggetta alle aggressioni degli agenti atmosferici e all’umidità, i maestri muratori e scultori ricorrevano a un’ingegnosa operazione che ha permesso a questi palazzi, sculture e decorazioni di arrivare intatte ai giorni nostri. Infatti il blocco di leccisu veniva completamente immerso nel latte vaccino o caprino. detto latte di calce. La pietra così veniva permeata dal lattosio che creava uno strato di impermeabilità portentoso.

CAMMINARE FINO ALLA FINE DELLA TERRA SUL TACCO D'ITALIA
PROGRAMMA IN AGGIORNAMENTO
Il viaggio a piedi da Lecce a Santa Maria di Leuca segue la direttrice costiera, quindi cammineremo lungo falesie e scogliere vista mare, attraverseremo spiagge, borghi, porticcioli. Quando ci inoltriamo nell’entroterra, dove incroceremo la Via Francigena e altre Vie, passiamo da un paese a un borgo a piccoli centri legati tradizionalmente all’agricoltura, quindi cammineremo su strade bianche e sentieri di campagna tra campi e vitigni, tra muri a secco e terrazzamenti. Cammineremo anche su strade asfaltate in entrata e uscita dai paesi e dalle città.
Il dislivello non è mai considerevole, a parte brevi e ripide salite o discese quando si tratta di risalire – o scendere da – altipiani. Per il resto possiamo considerare le lunghe tappe del viaggio (tappe comprese tra i 15 e i 22km circa) accessibili a tutti coloro che hanno già affrontato trekking e cammini in diversi tipi di ambiente e suolo di calpestio, con zaino leggero, per più di 15km in più tappe consecutive. Se siete alle prime armi con questo tipo di esperienza, ma fare sport e fate trekking nel week end, non siate timidi: chiamatemi e ne parliamo a voce! Lo zaino è giornaliero, infatti i nostri bagagli verranno trasportati ogni giorno alla struttura dove alloggeremo la sera, quindi avrete bisogno di un 20l (22l-25l per i più esigenti) dove non potrete dimenticare almeno 2l di acqua a testa, il pranzo al sacco, il guscio antivento impermeabile e i vostri affetti personali.
Se avete delle scarpe già rodate e testate su medio-lunghe distanze, diversi fondi di calpestio (compreso asfalto, roccia e mulattiere) e dislivelli medi, probabilmente andranno bene anche per questo cammino, l’importante che la suola sia in buono stato e che siano impermeabili a sufficienza e abbastanza leggere per la primavera. Affronteremo anche tratti dove solleciteremo la caviglia, quindi sempre meglio una caviglia protetta, ma ne parliamo a voce: tutto dipende dalla vostra esperienza personale e dallo stato fisico prima della partenza. Se state cambiando scarpa cercate qualcosa di leggero e traspirante, impermeabile, suola alta in vibram, calzata comoda, insomma una scarpa da medio lunga percorrenza. Parliamo a voce anche di questo.
Il primo giorno ci incontriamo a Lecce nel primo pomeriggio presso l’Ostello che ci ospiterà quella sera: ognuno raggiungerà Lecce dall’Areoporto autonomamente con mezzi pubblici o privati. Chi ha voli in arrivo la sera non avrà problemi perchè cominciamo a camminare il giorno seguente. L’ultimo giorno, in base al piano voli del numero definitivo di partecipanti, possiamo prenotare un servizio navetta personale per andare a Brindisi ed evitare il lungo viaggio tra bus e treni.
In ogni tappa troviamo una certa percentuale di asfalto nell’ordine di circa 35km complessivi e non continuativi su circa 90 km totali di trekking (i km di asfalto per tappa sono indicati nel programma a fine descrizione della tappa). Grazie alla bellezza del paesaggio – che ci distrarrà molto facilmente – allo zaino leggero, al dislivello molto basso, arriveremo ogni giorno alla meta stanchi ma soddisfatti e cercheremo di non farci mai mancare una birra fresca, qualche stuzzichino tipico locale o un buon aperitivo. Per evitare alcuni tratti di faticoso asfalto ho programmato alcuni transfer di avvicinamento, all’inizio o alla fine della tappa: ci rimangono tanti bei km da godere e nel complesso questa strategia, pur non privandoci di bellezza ed emozioni, ci risparmia qualche energia per goderci la località di arrivo, ognuna con il suo unico fascino marinaresco e qualche gioiello naturalistico da esplorare.

TRA PORTICCIOLI E VILLAGGI DI PESCATORI SI MANGIANO I PRODOTTI DELLA TERRA E PESCE FRESCO
PROGRAMMA IN AGGIORNAMENTO
In questo viaggio dormiamo sempre vista mare o quasi. Ogni tappa inizia e finisce in una località di mare: spesso si tratta di antichi villaggi di pescatori o agglomerati di case e insediamenti legati alla pesca, alla raccolta del sale e al commercio di questi e altri preziosi prodotti. Attraverseremo anche un Borgo Fortificato, Castro, unico nel suo genere lungo la Costa Adriatica del Basso Salento. Come spesso capita alle coste più belle del Mondo, anche qui i piccoli porticcioli e villaggi si sono trasformati nel tempo fino a diventare centri turistici. Per il Salento il boom è stato potente, abbastanza recente e repentino.
Dormiremo sempre in alberghi, qualcuno piccolo, qualcuno più grande, alcuni a conduzione familiare o di antica fondazione. Faremo sempre colazione in struttura, tranne una mattina al bar. Ceneremo nei Ristoranti degli Hotel, in piccoli ristoranti, in osterie. In genere gli ospiti sono sempre molto accoglienti, ospitali, simpatici, mossi da grande curiosità e disponibilità a condividere il momento insieme. Le camere in genere sono doppie (letti matrimoniali o letti divisi a seconda della necessità) con bagno in camera o condiviso con un’altra camera. In quattro strutture potrebbe capitare proprio a voi di condividere la camera e il bagno con una terza o quarta persona a seconda della disponibilità dei letti. La disposizione delle camere e dei letti verrà comunicata in viaggio.
In genere l’acqua è potabile nelle strutture, ma è buona abitudine assicurarsene all’arrivo.
I pranzi al sacco possono essere acquistati nei piccoli market, botteghe, forni, pasticcerie e bar, dove spesso ci fermeremo per una seconda colazione, attratti dal profumo di caffè e paste calde ripiene di crema.
Vi hanno detto che in Puglia si mangia bene: verissimo!
Vale la pena fare un viaggio a piedi in Puglia per assaggiare la cucina tipica: verissimo anche questo!
Al bar, nei forni e pasticcerie, i pasticciotti (pasta frolla e crema pasticcera), pucce e frise dominano i banchi: vi assicuro che vale la pena assaggiarli tutti a seconda dell’umore o voglia di dolce o salato. Potrebbero farci trovare i pasticciotti caldi anche tra i cornetti ripieni, le marmellate (o cotognate) e altri dolci a colazione nelle strutture. A colazione potrebbero capitare anche prodotti confezionati, a seconda delle direttive e regole dell’Hotel. Spesso sarà una colazione all’italiana, ma potrebbe capitare anche continentale (mista dolce- salata).
Durante le cene (menù fisso quelle comprese, alla carta o menù fisso quelle non comprese nella quota) ci tengono sempre a farci provare i piatti tradizionali in quantità più che soddisfacente, accompagnati da buon vino della casa. Il vino è sempre buono!
Tra le tante cose varrà la pena di provare senza dubbio queste, che potrebbero servirci a cena o potremmo trovare nei bar e forni.
Pittule: potremo assaggiare queste frittelle (a volte ripiene con pesce o verdure) come antipasto o come aperitivo, ma potremmo anche trovarle nei bar e forni, come alternativa salata e fragrante al posto dei dolcissimi pasticciotti.
Puccia salentina ripiena: la puccia va assaggiata almeno una volta, come pranzo al sacco o divisa alla fine di un trekking insieme a una birra fresca. E’ una focaccia di farina di semola, morbida di consistenza, di forma rotondeggiante, croccante fuori, farcita con tutto e di più. Spesso la trovate condita con le olive nere.
I lampascioni sott’olio: sono i re dei sott’oli, spesso serviti insieme a carciofini, pomodori secchi, peperoni e melanzane, come antipasto o contorno. Devo ammetterlo, sono un pò amarognoli, ma molto particolari e bisogna provarli, visto che sono un must della cucina salentina casalinga e tradizionale. Sembrano delle piccole cipolline tonde, infatti sono chiamati cipollacci, perchè sono bulbi selvatici, della Famiglia delle Liliacee (vi sarà sicuramente capitato di vedere il fiore in natura).
La Parmigiana: piatto tipico tradizionale a base di fette di melanzane rigorosamente fritte con l’uovo e poi farcite con sugo di pomodoro, uova sode o caciocavallo a strati; spesso è servita come antipasto o secondo.
Al posto del parmigiano grattugiano con più gusto il cacioricotta, un formaggio fresco di latte di pecora o capra o misto: il formaggio si fonde insieme al sugo sublimandone il sapore. In alternativa sciolgono un cucchiaino di ricotta forte nel sugo. Oltre il famoso caciocavallo apprezzano molto, come a Roma, un formaggio pecorino piccante di origine sarda, il Gavoi che da sempre usano per gratinare le cozze.
Le verdure sono abbastanza diffuse nella cucina tradizionale, quindi non è difficile cenare a base di verdure condite con olio d’oliva sempre di qualità: fave e cicoria, piselli, ceci, cime e broccoli di rapa. Quest’ultime le potremmo assaggiare sia saltate come contorno sia come sugo delle famose orecchiette pugliesi, o come condimento di altre paste altrettanto buone, per esempio le ‘sagne ‘incanulate o i minchiareddi.
Oltre il pesce e i molluschi, serviti in tutti i modi dall’antipasto al secondo, in Salento, anche nelle località di mare, si mangia abbastanza carne: molto diffusi sono i pezzetti di cavallo, cotti a lungo nella pignatta di terracotta, o le polpetti di cavallo o manzo o maiale.
Tra i dolci sorbetti e spumoni (gelato) e dolci alla crema.
E’ necessario e importante che al momento della formalizzazione della vostra partecipazione mi comunichiate le vostre esigenze alimentari dovute a diete (vegetariana, vegana), allergie e intolleranze.
Le preferenze alimentari non dovute a diete, intolleranze e allergie o motivi medici, verranno prese in considerazione e sarà fatto il possibile per accogliervi nel migliore dei modi, chiedendovi per contro collaborazione e senso di adattamento.

GRADO DI DIFFICOLTA' TREKKILANDIA

2 DITONI
Poche difficoltà
tecniche nel cammino.
Sentieri prevalentemente facili
Ricettività comoda.
Ore di cammino
superiori alle 5.
Zaino giornaliero.
Dislivelli da 300 a 800m.
Km dai 15 ai 20.
Adatto a chi ha già avuto esperienze di cammino

Bellissima esperienza con una perfetta organizzazione, un cammino che ci ha portati in luoghi dalla natura selvaggia e incontaminata con momenti di cultura: sito archeologico di Tharros e il Museo di Cabras. Ottima cucina. Grazie Carla Pau per la tua professionalità e simpatia. Trekkilandia è consigliatissima!

Alessandra e Ennio 2021
Con la tua simpatia, allegria e preparazione ci hai fatto conoscere in modo fin’ora sconosciuto la nostra amata Sardegna

Paola 2021
Cara Carla, grazie per la bella esperienza che offri a chi si affida a te. Mantieni sempre la tua professionalità e la tua simpatia. A presto e…al prossimo viaggio!

Cristina 2021
Grazie mille Carla per l’esperienza gastronomica, culturale e ambientale. Un pacchetto top in un’isola meravigliosa!

Ornella 2021
Grazie per il bel viaggio, un prezioso tuffo nelle radici!
Informazioni aggiuntive sul viaggio:
Tipologia: itinerante
Durata: 7 gg/6 notti
Trasporto bagagli: si
Tipo di zaino: giornaliero
Volo dall'italia incluso: no
Difficoltà del cammino: medio
Difficoltà viaggio Trekkilandia: 2 ditoni
Giorni di cammino: 5 gg
Ore di cammino al giorno: 4/6 circa
Motivo della difficoltà: tappe lunghe tra i 20 e i 26 km, presenza di asfalto in ogni tappa, prolungata esposizione a sole e vento, (dislivelli medio bassi)
Adatto come prima esperienza di cammino: si, consultare la guida
Tipologia di struttura: hotel, b&b, residence, affittacamere, ostelli
Tipo di alloggio: stanza doppia, tripla, quadrupla, i letti saranno singoli, in alcuni casi matrimoniali (portare sacco lenzuolo a discrezione); potrebbero capitare letti a castello. I bagni sono spesso in camera, può capitare di dover condividere il bagno con altri compagni di viaggio in alcune strutture.
Bagni: privati in camera o in condivisione con altri partecipanti
Pasti: colazione in struttura o al bar, cena in struttura o ristorante, pranzi al sacco.
Possibilità di singola: no, consultare la guida per esigenze particolari
Coperture assicurative disponibili: https://www.trekkilandia.it/assicurazioni/
- km circa - dislivello circa - ore di cammino circa
- 14,7km circa - dislivello meno di 100m metri tra salita e discesa- ore di cammino 4 circa - medio
- 21km circa - dislivello 100m salita 89m discesa - ore di cammino 6 circa - medio
- 21km circa - dislivello 300m salita 290m discesa - ore di cammino 6 circa - medio
- 17km circa - dislivello 360m salita 360m discesa - ore di cammino 5 circa - medio
- 21,3km circa - dislivello 300m salita 320m discesa - ore di cammino 6 circa - medio
1° GIORNO - ARRIVI A LECCE
Ci incontriamo a Lecce davanti alla nostra struttura nel pomeriggio (vi comunicherò più avanti l'orario in base ai vostri orari di arrivo). In base alla vostra provenienza (stazione treni, bus, taxi) raggiungerete in autonomia la struttura appena arrivati a Lecce. Se per motivi di volo non riusciste ad arrivare nel pomeriggio (ma prima di cena o addirittura in serata dopo cena) non ci saranno problemi: darò comunicazione del vostro arrivo. Dopo aver lasciato i bagagli in struttura faremo una passeggiata nel centro storico di Lecce prima di andare a cena in Ristorante. Nel pomeriggio, chi fosse sprovvisto del pranzo al sacco per domani, farà provviste in tempo per andare a cena. Dormiamo in Ostello. La colazione domani sarà al bar, ma chi vuole può acquistare il pomeriggio quello che vuole per fare una colazione casalinga utilizzando la cucina condivisa dell'ostello.
2° GIORNO - DA ACAJA A SAN FOCA
Dopo colazione al bar, raggiungiamo il borgo fortificato di Acaja, da dove iniziamo ufficialmente il nostro cammino, immersi nella splendida campagna leccese fino alla Spiaggia de Le Cesine. Si cammina con zaino leggero (i bagagli verranno trasportati a San Foca). E' una tappa breve e facile (quasi tutta in piano) che ci permette di acclimatarci, entrare nello spirito giusto di questo viaggio, prendere confidenza con questa terra alla fine d'Italia. Da subito, pur non vedendolo, possiamo percepire il profumo del mare portato dal vento tra gli ulivi e i campi, e capiamo che non siamo lontani. Vediamo un particolare manufatto oltre i muretti a secco, tra gli uliveti o in mezzo al campo: sono le Pajare, le tipiche costruzioni salentine che rendono unico il Salento, insieme agli altipiani di calcare (la cosiddetta "pietra leccese" utilizzata per gran parte delle opere pubbliche e artistiche della regione). Dalla Spiaggia delle Cesine fino a San Foca non lo perdiamo mai di vista il mare: camminiamo lungo la bassa costa a tratti sabbiosa a tratti caratterizzata da falesia puntellata di scogli dalla caratteristiche forme, superiamo Torre Specchia Ruggeri che ha dato il nome al suo omonimo centro abitato. Pranziamo al sacco sul mare. Nel pomeriggio, al termine dell'escursione, ognuno provvederà all'acquisto del pranzo al sacco per il giorno dopo. Ceniamo in ristorante e dormiamo in Hotel a San Foca. San Foca (dal grico As Fukà), frazione di Melendugno, era originariamente un villaggio di pescatori, ma oggi è uno dei porti turistici più importanti tra Brindisi e Otranto sul Mar Adriatico. Il suo monumento più importante è la Torre, detta anche di San Fucà. In questa tappa ci sono circa 6km non continuativi di asfalto compresi i centri abitati.
3° GIORNO - DA SAN FOCA A BAIA DEI TURCHI (OTRANTO)
Dopo la colazione in struttura, partiamo a piedi dal centro abitato di San Foca seguendo la linea di costa, senza mai lasciarla fino alla fine della tappa. Si cammina con zaino leggero (i bagagli verranno trasportati a Otranto). Appena usciti da San Foca incontriamo subito Roca Vecchia, un piccolo centro sul mare ricco di eminenze archeologiche e naturali: la torre di guardia cinquecentesca, le rovine del castello a picco sul mare, il santuario dedicato alla Madonna (XVII sec.), nonchè le Grotte della Poesia, le spettacolari grotte carsiche dove il mare turchese fa capolino per creare delle piscine naturali tra le più belle del Salento. Giungiamo quindi a Torre dell'Orso con i faraglioni de Le 2 sorelle e poi, sempre seguendo la linea di costa, giungiamo a Sant'Andrea con i più famosi faraglioni del Salento, la Torre e il Faro. Continua la costa a falesia punteggiata di faraglioni sempre più stretta, serrata dalla pineta retrostante e sospinta dal mare, finchè non ci troviamo nel cuore delle Dune di Frassanito: l'erosione ha fatto emergere la banchina rocciosa tipica di questa costa e ha creato delle alte pareti di sabbia sormontate in cima dalla folta macchia mediterranea sempre verde, che si alterna a soffici dune di sabbia trasportate dal vento. Attraversata la Pineta sbuchiamo nella Spiaggia di Alimini, dopo aver oltrepassato il ponte sulla Foce dei Laghi Alimini. I Laghi Alimini, Piccolo e Grande, appena retrostanti rispetto alla costa, costituiscono un'area protetta di circa 1000 ettari, che racchiude anche la Spiaggia, la Foresta e il sistema dunale. Continuiamo a camminare sulla spiaggia e nei sentieri retrostanti a lieve altezza rispetto al piano di battigia fino alla Foresta di Baia dei Turchi, una bellissima pineta che abbraccia una falesia scoscesa e selvaggia caratterizzata da piccole e quasi impenetrabili calette rocciose sul mare. E' qui che, secondo la tradizione, sbarcarono i turchi che assediarono Otranto nel corso del XV secolo. Presso la Baia dei Turchi un bus privato ci porterà nel centro di Otranto: in questo modo evitiamo l'ultimo lungo tratto di asfalto e recuperiamo tempo ed energie per fare una passeggiata all'interno del centro storico e acquistare il pranzo al sacco per domani. Ceniamo in ristorante e dormiamo in Hotel a Otranto. Otranto, di antichissima origine greco-messapica, è il comune più a est d'Italia, il suo bellissimo centro storico si contraddistingue per l'imponente Castello aragonese che racchiude all'interno delle sue mura la Cattedrale normanna. In questa tappa ci sono circa 8.5 km non continuativi di asfalto compresi i centri abitati.
4° GIORNO - DA OTRANTO A SANTA CESAREA TERME
Oggi ci aspetta senza dubbio una delle mie tappe preferite. Questa tappa è interamente a piedi senza trasferimenti con mezzi di trasporto. Si cammina con zaino leggero (i bagagli verranno trasportati a Santa Cesarea Terme). Dopo colazione in struttura, cominciamo a camminare attraversando il centro storico di Otranto, usciamo dalle mura per raggiungere il Porto. Sulla bassa costa risaliamo fino a Torre del Serpe: pare che in epoca romana avesse la funzione di Faro e poi Federico II la restaurò per diventare una delle più importanti Torri Costiere del Salento a guardia dei Saraceni. Nello Stemma della Città di Otranto si può notare un serpe che avvolge una torre: questa simbologia si riferisce alla tetra leggenda che ha dato il nome a questa Torre. Ve la racconterò in viaggio...Seguiamo la linea di costa e sporgendoci appena possiamo notare le tante grotte aperte sulla falesia, superiamo la Masseria con la sua Torre, i bunker e scendiamo, lungo la scogliera, fino alla Punta Faci, dove spesso si possono incontrare pescatori che sfidano le onde per arricchire il pescato quotidiano. Dopo le varie calette dell'Orte prendiamo un sentiero in salita che costeggia un boschetto per dirigerci alla spettacolare Ex Cava di Bauxite (chiusa tra 1976 e 1978), resa speciale dalla formazione (per falda freatica) di un laghetto dalle acque verde smeraldo in contrasto con le rosse pareti rocciose ricche in bauxite e la natura circostante. Dopo aver ammirato il laghetto risaliamo il promontorio fino al Belvedere diretti a Punta Palascia e al Faro, dove giungiamo in parte da un suggestivo sentiero che scorre veloce sotto la falesia quasi a pelo dell'Acqua. Il Capo d'Otranto è il Punto più a Est d'Italia. La nostra prossima meta è Porto Badisco, che raggiungiamo attraverso un sentiero lungo la vasta scogliera rocciosa dopo aver scollinato il promontorio panoramico dove sorge la cinquecentesca Torre di Sant'Emiliano, da cui si gode una delle viste migliori di tutto il viaggio. Il sentiero segue la bassa costa, dove le rocce hanno creato le particolarissime Marmitte dei Giganti. A Porto Badisco, piccolo villaggio di pescatori poco frequentato dall'orda dei turisti nella stagione balneare, approdò Enea in fuga dalla città di Troia in fiamme, insieme al figlio Ascanio e il padre Anchise, che portava sulle spalle. Ci sono diverse incongruenze nella descrizione dei possibili approdi possibili ma non importa, noi ci possiamo credere. Superato Porto Badisco, attraverso una strada vicinale, ci immergiamo nello spettacolo di un tipico tavolato di calcare che ci condurrà fino alla diruta Torre Specchia Guardia, da dove scendiamo - a mezzo di una ripida scala di calcare vista mare - alla meta finale della tappa di oggi, Santa Cesarea Terme. Santa Cisaria, in dialetto salentino, è una stazione idrotermale: le proprietà delle sue acque sulfuree e fanghi è conosciuta fin dal II sec a.C, ma è solo alla fine dell'800 del secolo scorso che diventa una città termale vera e propria, grazie alle strade che l'hanno fatta uscire dall'isolamento a cui era sottoposta a causa della morfologia del territorio. E' in quel momento che cominciano a essere costruite le Ville in stile moresco ed eclettico che rendono particolarmente suggestivo il centro abitato. Dopo esserci sistemati in struttura, chi vuole può fare due passi fino al bellissimo Porto di Miggiano e alla sua bellissima Baia, riservando il tempo necessario per acquistare il pranzo al sacco per il giorno dopo. Ceniamo in ristorante e dormiamo in Hotel a Santa Cesarea Terme. In questa tappa ci sono circa 3,4km non continuativi di asfalto compresi i centri abitati.
5° GIORNO - DA CASTRO A MARINA SERRA
La mattina, dopo colazione in struttura, con un breve transfer privato raggiungeremo il Borgo di Castro, dove inizieremo a camminare, dopo una bella colazione (la seconda probabilmente) in un buon bar della marina. Si cammina con zaino leggero (i bagagli verranno trasportati a Marina Serra). Il piccolo Borgo fortificato di Castro originariamente era chiamato Castrum Minervae, per la presenza di un Tempio di epoca romana dedicato alla Dea. Proprio la presenza di questo Tempio sembra comprovare in questa località - e non a Porto Badisco - l'approdo di Enea. Il centro è diviso tra Castru de susu (Castro di sopra) e Castru de sutta (Castro Marina). E' l'unico borgo fortificato costruito sulla scogliera a picco sul mare dell'intera provincia, è stato un centro abitato di grande importanza nelle varie epoche storiche nonchè sede arcivescovile. Il Castello Aragonese (XII, XII sec), circondato da fossato, fu costruito sui resti della rocca bizantina e più volte ampliato e adeguato rispetto alle nuove esigenze di difesa e protezione. Il suo ruolo di avamposto militare e difesa però Castro l'ha svolto fin dalle sue origini: a testimonianza di tale frequentazione e insediamenti stabili, forti della naturalmente fortunata posizione sul mare, sono i resti di circa 60.000 anni fa ritrovati nelle grotte e negli scavi praticati nell'attuale centro storico ma soprattutto le ciclopiche mura messapiche in pietra leccese, il più alto muro fortificato dell'intera Messapia, ovvero la Terra di mezzo, l'attuale Salento. Su queste mura sono state innalzate quelle bizantine, angioine e infine quelle aragonesi-spagnole. Compatibilmente con il meteo favorevole e il mare calmo, raggiunta la Marina, camminiamo sulla bassa scogliera rocciosa per circa 1 km, fino alla splendida Cala dell'Acqua Viva, considerata tra le più belle dell'intera Puglia per le sue acque turchesi cristalline. In caso di mare particolarmente mosso e pioggia forte saremo costretti a prendere la via litoranea. Risalito il piccolo fiordo, attraverso strade vicinali di campagna, iniziamo a camminare sospesi tra cielo e mare in un luogo incantevole e unico nel suo genere, che rende questa tappa indimenticabile. Tra le Serre Salentine probabilmente quella del Mito è una delle più belle, non solo per il mare che fa da sfondo, ma soprattutto per il paesaggio rurale tipico salentino che attraversiamo: tratturi delimitati da muretti a secco di incredibile bellezza, pajare circondate da antichi ulivi secolari. Camminiamo nella Contrada del Mito fino alla Torre del Sasso, diruta e maestosa Torre della fine del 1500, costruita a picco sul mare a 116 m.s.l.m. Raggiunto il Villaggio di Tricase Porto, ci aspettano circa 3 km tra strade vicinali e litoranee panoramiche per arrivare a Marina Serra, minuscolo rione sul mare del Comune di Tricase. Caratterizzano la sua aspra e rocciosa costa un susseguirsi di anfratti e cale, grotte e piscine naturali sorvegliate dalla bella Torre Palane, squadrata e in chiara arenaria. Nel pomeriggio, al termine dell'escursione, ognuno provvederà all'acquisto del pranzo al sacco per il giorno dopo. Ceniamo nel Ristorante dell'Hotel dove dormiamo a Marina Serra. In questa tappa ci sono circa 7,5km non continuativi di asfalto compresi i centri abitati.
6° GIORNO - DE FINIBUS TERRAE: DA MARINA SERRA A LEUCA
Dopo aver fatto colazione in struttura, ci incamminiamo verso Leuca. Questa tappa è interamente a piedi senza trasferimenti con mezzi di trasporto. Si cammina con zaino leggero (i bagagli verranno trasportati a Leuca). Lasciamo Marina Serra percorrendo un breve e ripido tratto del Sentiero del nemico, uno stretto sentiero fatto di gradoni di roccia. Ci infiliamo nei meandri della campagna, in un fitto dedalo di strade vicinali delimitate che fanno da spartiacque a uliveti e campi coltivati cinti da muri a secco e punteggiati da antiche pajare; attraversiamo i graziosi borghi di Tiggiano e Corsano. E' una tappa nel complesso contemplativa ed emozionante perchè ricalchiamo in gran parte l'ultima tappa della Via Francigena in Europa. Ma faremo una spettacolare fuga sulla falesia tra Marina di Novaglie e il Fiordo del Ciolo, lungo il bellissimo Sentiero delle Cipolliane. Le Grotte Cipolliane sono quattro ripari principali su roccia calcarea del terziario posti a circa 30 metri sul livello del mare. Quando il mare è mosso si possono sentire gli sbuffi e il passaggio delle acque rimbombare al nostro passaggio. Il percorso, facile e piacevole, molto panoramico termina in gran bellezza al Canale del Ciolo: con le sue pareti verticali che raggiungono i 90 metri di altezza, il Ciolo è un vallone di origine fluviale modellato dalle acque quando il livello del mare era molto più basso dell'attuale. Cammineremo lungo l'antica via del sale che risaliva il canale e permetteva ai pescatori e raccoglitori di sale di raggiungere la spiaggetta e la Marina di Novaglie dal paese inerpicato sulla falesia. Oggi il ponte collega i due versanti del "vallone", così lo chiamano i locali. Dal Ciolo ci incamminiamo per Gagliano del Capo, dove incominciano a seguire senza soluzione di continuità la Via Francigena fino al Capo di Santa Maria di Leuca. La Bianca Leuca (come dice il suo nome dal greco, forse a indicare le pareti bianche di roccia a picco sul mare) si distende placida davanti ai nostri occhi mentre la ammiriamo dall'alto del Piazzale, presso il Faro. Il luogo ha una grande potenza evocativa e tocca la nostra immaginazione pensando alla storia del luogo e delle genti che qui sono passate, a tutti i pellegrini di tutte le epoche che si sono avvicendati. Siamo all'estremo sud del Tacco d'Italia, infatti Punta Meliso viene convenzionalmente indicata come il punto di separazione tra la Costa Adriatica e la Costa Ionica. E indovinate? Per la presenza del Tempio di Minerva, è anch'essa candidata ad approdo di Enea. Per Santa Maria di Leuca si intende l'area sommitale del promontorio, dove sorge la Basilica e il Faro, che dai suoi circa 48 metri di altezza, posto a circa 102 metri sul livello del mare, vigila sui due mari dal 1866. La Basilica di Santa Maria del Finibus Terrae ha una storia molto antica: pare che il tempio cristiano sia sorto nel luogo del Tempio di Minerva in seguito alla visita di San Pietro in viaggio per Roma e di passaggio a Leuca, diventando così uno dei principali centri di culto cristiani dell'antichità e del medioevo. Il culto sembra avere origine in seguito a un miracolo che salvò i pescatori da una burrasca nel 365 d.C. Verso la metà del 1700 viene anche fortificata, per difendere la Chiesa dagli attacchi dei Saraceni. Scendiamo alla marina da una lunga scalinata che costeggia una cascata monumentale, il punto terminale dell'Acquedotto Pugliese terminato nel 1939 con l'omaggio di Mussolini che volle beneficiare Leuca con una colonna in stile romano che si trova alla fine della scalinata. Da questo punto siamo alla Marina e possiamo osservare da vicino la schiera di ville ottocentesche che conservano in parte l'originale aspetto in stile per lo più eclettico. Un'altra particolarità di Leuca sono le bagnarole, tipiche costruzioni usate dalle donne dell'aristocrazia salentina a partire dagli anni '20 per entrare in acqua senza attirare lo sguardo dei curiosi. Ceniamo in ristorante e dormiamo in uno dei più antichi alberghi di Leuca. In questa tappa l'asfalto è decisamente predominante, ma percorrere l'ultima tappa della Via Francigena in Europa sulle orme di milioni di pellegrini dall'anno 1000 a oggi e l'emozione di arrivare alla Bianca Leuca, de Finibus Terrae, vale la pena di essere provata. Domani mattina, la colazione sarà in struttura ma i più golosi possono fare una seconda colazione al Bar Martinucci. Dopo i saluti, ognuno in base ai propri programmi e piano voli, lascerà Leuca. Solo a chiusura iscrizioni, in base alle esigenze del gruppo o parte di esso, sarà possibile chiedere un servizio di transfer collettivo per Lecce e/o Areoporto. Viceversa, il viaggio con i mezzi pubblici (bus e treni) è possibile ma molto lungo. Consiglio in ogni caso voli in serata o pernotto a Brindisi.
CARLA PAU
Faccio il lavoro di Guida Ambientale Escursionistica dal 2012 e quello di Guida Turistica dal 2018. E' il lavoro che fa per me...perche' sono una di quelle persone che ha bisogno di una piccola tana calda piena di libri, luci soffuse, un po' di musica e buon vino per ricaricarsi...ma poi quando sta troppo ferma sente il bisogno di andare, di lasciare andare...Da bambina un giorno volevo fare la scrittrice, il giorno dopo l'avvocato, un altro giorno la giornalista. Da grande mi sarebbe piaciuto fare l'illustratrice, ma mentre mi occupavo dell'orto ho intrapreso la strada per diventare Guida. Sono una persona abbastanza empatica e istintiva, visionaria, romantica. Sono tornata a vivere in Sardegna dopo 11 anni di Toscana, e questo mi rende enormemente felice, anche se la Toscana sarà sempre per me casa...ma questo è molto personale e ve lo racconterò una sera, in viaggio.
Per qualsiasi domanda sul viaggio:
Scrivimi a info@carlagae.com
Chiamami al 3406933470