Il Cammino di San Nilo nel Cilento Bizantino
Tra X e XI secolo, il patrimonio di conoscenze e saperi viaggia insieme ai monaci e segna profondamente i territori e la cultura dei territori attraversati, le cui tradizioni sono ancora oggi testimonianza, nonostante i mutamenti culturali, politici e regionali di secoli di storia.
Tra Oriente e Occidente il Sud Italia è sede di importantissimi empori commerciali per tutto il Mar Mediterraneo, a cui segue un grande processo di evoluzione e commistione di culture, influenzate dalla indiscutibile spiritualità orientale in un contesto di monachesimo occidentale.
Nilo è il nome che Nicola di Rossano Calabro riceve nel momento in cui veste l’abito monastico presso San Nazario (oggi frazione del comune di San Mauro la Bruca in Campania).
Nilo, ancora prima di diventare santo, è destinato a diventare una delle figure più rappresentative del monachesimo italo greco, fenomeno poco conosciuto ma che ha contribuito all‘incontro tra mondo bizantino e mondo arabo ed è stato determinante quindi per la genesi della cultura del sud Italia peninsulare (Basso Cilento, Calabria e la Basilicata) e anche per la Sicilia.
Il pellegrinaggio del giovane monaco italo greco è uno dei sentieri che in epoca bizantina a cavallo dell’anno 1000 venivano percorsi per motivi spirituali, dando però un contributo fondamentale alla divulgazione e alla conoscenza.
Video realizzato da Gabriele Ferreri di Trekkilandia sul Cammino di San Nilo
Il Basso Cilento Bizantino e il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Il Cammino di San Nilo attraversa questo meraviglioso territorio, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che possiede il record dei riconoscimenti da parte dell’UNESCO:
Patrimonio dell’Umanità, Biosfera MAB, Geosito, Patrimonio Immateriale grazie alla Dieta Mediterranea.
Patrimonio dell’Umanità
“Nel territorio sono presenti emergenze di valore naturalistico pressoché uniche, endemismi di vario genere, oltre la presenza del lupo e della lontra, unitamente a siti archeologici (Paestum, Velia) e beni monumentali (Certosa di Padula) di rilevanza internazionale, che hanno valso al territorio il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità con l’inserimento nel 1998 del Parco tra i Siti UNESCO.”
Biosfera MAB (Man And the Biosphere)
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è stato inserito dall’Unesco nel 1997 nella prestigiosa rete delle Riserve della Biosfera, riconoscendo all’area naturale e antropica compresa nell’area una gestione del rapporto uomo/ambiente eccellente.
Il 65% dell’area Parco è interessata dalla Rete Natura 2000, tra cui ricadono 28 SIC (Siti di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE), 8 ZPS (Zone di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE).

Una delle cascate dell’Oasi Capelli di Venere presso Casaletto Spartano
Geosito Unesco
Il Geosito compreso all’interno del Parco del Cilento fa parte della Rete dei Geoparchi Globale dal 2010. Il territorio presenta un patrimonio geologico e geomorfologico di pregio, sia dal punto di vista scientifico che estetico – paesaggistico, meritevole di attenzione e di un piano strategico per la conservazione.
Il programma GGN, che nasce nel 1998 ed è gestita dalla Divisione di Scienze della Terra promosso dall’Unesco, si prefigge il compito della conservazione dell’eredità geologica del pianeta attraverso la ricerca sostenibile delle comunità interessate.
Per cui, per inserire e confermare la propria nomina nella rete prestigiosa, bisogna possedere e sostenere determinati requisiti che riguardano la gestione sostenibile in termini di sviluppo socio – economico del territorio da parte delle autorità pubbliche, delle comunità locali e privati che cooperano per l’attuazione di buone pratiche; dimostrare di possedere un piano di ricerca per la conservazione dell’eredità geologica, competenze per la divulgazione scientifica ad ampio raggio.
I Geoparchi Unesco Italiani hanno creato a loro volta il Comitato Nazionale Geoparchi Italiani Unesco, in continuo mutamento e aggiornamento, proprio per la complessità e le difficoltà di attuazione dei requisiti e le severe verifiche che vengono eseguite 2 volte l’anno.
Dieta Mediterranea.
Nel 2010 la Dieta Mediterranea è ufficialmente entrata nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, in seguito alla candidatura firmata nella “Dichiarazione di Chefchaouen”, in cui venivano candidati anche Koron (Grecia), Sorìa (Spagna) e Chefchaouen (Marocco).
I programmi attivati per la sua tutela e valorizzazione interessano non solo la comunità scientifica, ma anche il Turismo, specie quello dei Viaggi a piedi e Trekking in Italia: sono tanti infatti i camminatori interessati a vacanze trekking in cui possono assaporare i piatti tipici e tradizionali ispirati alla dieta mediterranea.
E’ doveroso rendere omaggio allo studioso Ancel Keys, noto fisiologo americano che nel 1944 si trasferisce a Pollica, piccolo paese del Cilento, dove decide di indagare il rapporto tra le abitudini alimentari della popolazione e il manifestarsi delle malattie moderne.
Keys, in base ai suoi studi, attribuisce la bassa incidenza di malattie cardiovascolari allo “stile di vita alimentare” della popolazione, basata sul consumo di amidi (pane e pasta), vegetali di stagione, olio di oliva e consumo saltuario di carne e pesce.

Un tratto del Fiume Bussento lungo il Cammino di San Nilo
Duma c’anduma, alla settima puntata de I Cammini d’Italia in diretta, intervistano Settiminio Rienzo dell’Associazione Gazania, esperto in Progettazione europea e sviluppo locale.
Noi, come al solito, non ci siamo fatti scappare questa occasione per raccontarvi meglio il Cammino di San Nilo.

Copertina della diretta live di Duma c’anduma dedicata al Cammino di San Nilo
Il Progetto del Cammino di San Nilo e i Cammini Bizantini
L’Associazione Gazania ha ideato il progetto e l’ha realizzato: nata nel 2018 allo scopo di realizzare il Cammino di San Nilo, l’associazione ha come mission principale la valorizzazione delle emergenze naturali, culturali e paesaggistiche, così come portare a conoscenza i borghi e gli itinerari legati alla cultura bizantina delle comunità comprese all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
La Gazania è una pianta della famiglia delle Asteracee con bellissimi fiori dalle mille tonalità, ma il nome dell’Associazione ci porta anche a Teodoro di Gaza, noto umanista e traduttore bizantino del XV secolo: l’ispirazione e l’attenzione alla storia e alla natura dell’associazione si esprimono anche nel nome.
Il video promozionale sul Cammino di San Nilo realizzato dall’Associazione Gazania
Settimio circa 2 anni fa ha iniziato a camminare in solitaria attraverso il Basso Cilento, presto si sono uniti a lui gli altri amici: insieme hanno iniziato a sperimentare passo dopo passo i percorsi per poi inaugurare ufficialmente il Cammino di San Nilo nel 2019, che è il risultato di un progetto che valorizza il patrimonio materiale e immateriale dei territori attraversati attraverso la mobilità lenta, riconosciuti anche dall’Unesco.
Per la ricostruzione del percorso si sono affidati a documentazioni storiche e archivistiche, grazie soprattutto al contributo di uno dei membri dell’Associazione Gazania, il ricercatore locale Antonio Tortorella, esperto di storia medievale dell’Italia Meridionale Bizantina.
Un lavoro difficilissimo, che ha portato a constatare che molti documenti sono andati perduti o dispersi, a causa anche della latinizzazione della Chiesa: ricostruendo e unendo gli eventi della vita del santo citati nelle poche fonti a disposizione – dagli eventi giovanili della formazione fino alla vestizione dell’abito monastico – con la storia dei luoghi, il tracciato è finalmente emerso.

I luoghi della vita di San Nilo nella Credenziale del camminatore
Il passaggio dei monaci italogreci è testimoniato e ricordato anche dalla toponomastica di varie località: per esempio, ci dice Settimio, a Montano Antimia, punto d’arrivo della 5° tappa che inizia a Rofrano, si può alloggiare presso “I Monaci”, un agriturismo nel cui nome è vivo il ricordo della loro presenza attiva nella località; ce lo ricorda ancora per esempio la località San Fantino, frazione di Torraca, dove è presente una Chiesa dedicata al santo, maestro di San Nilo e altra importantissima personalità del monachesimo italogreco.
Il Cammino – racconta Settimio – è ancora in evoluzione, infatti l’obbiettivo finale sarà quello di unire i due luoghi, oltre quelli a oggi già presenti lungo il percorso, piu’ rappresentativi della cultura monastica medievale, orientale e occidentale nel Cilento Bizantino legati alla figura di San Nilo: Rossano – borgo di origine del santo calabrese – e Grottaferrata nel Lazio – città dove sorge il Monastero di Santa Maria fondato da San Nilo, donato nel 1131 dal Re Normanno Ruggiero II.
Il cammino di San Nilo fa parte della Rete dei Cammini Bizantini e ne costituisce il progetto pilota, il primo ad essere stato portato a termine.
Il progetto dei cammini bizantini nasce allo scopo di recuperare e valorizzare gli antichi sentieri percorsi dai monaci italo greci all’interno del Parco del Cilento, dell’Appennino Lucano e del Pollino.
Consigli utili per i viandanti sul Cammino di San Nilo
Il cammino parte da Torraca e arriva a Palinuro, è composto da 7 tappe, con la tappa piu’ breve di 9 km circa fino a un massimo di 19 km circa della prima tappa, per un totale di 100km.
E’ un cammino adatto a tutti, ma Settimio ci tiene a precisare e avvisare l’aspirante viandante sui dislivelli importanti che si incontrano sul percorso: quindi il consiglio è di incamminarsi su questo Cammino con un minimo di preparazione fisica e dopo aver sviluppato una certa abitudine al camminare.
Le tappe più impegnative da questo punto di vista sono le prime 3, di rispettivamente 19, 12 e 11 km, mentre da circa metà cammino i pendii si addolciscono pian piano.
Davanti alla Stazione di Sapri, info point e porta del Parco Nazionale del Cilento, il camminatore trova 2 coincidenze diurne per Torraca (mattina e pomeriggio, meno di 10 minuti di autobus).
Prima di mettersi in cammino Settimio consiglia di visitare il bellissimo borgo di Torraca e il suo Castello.
La Guida del Cammino al momento è in costruzione, in genere i camminatori prima di partire scrivono ai responsabili delle strutture che offrono alloggio al termine delle tappe e all’Associazione , che cerca di assistere l’aspirante viandante con tutte le info sul percorso, le bellezze da non perdere, le difficoltà, la logistica, l’abbigliamento e l’attrezzatura adatta per affrontare il viaggio trekking al meglio.
Non sono stati ancora istituiti formalmente i Comitati di Accoglienza, ma Gabriele – che con Trekkilandia ha già guidato gruppi trekking nel cilento bizantino lungo il Cammino di San Nilo – rassicura che l’autenticità delle comunità e l’accoglienza da parte dei locali è naturale, genuina, spontanea e attiva sul territorio.

Capo Palinuro, panoramica lungo il Cammino di San Nilo
D’altronde il Cammino è veramente giovane, ma si sta attrezzando per portare a sistema un’organizzazione tale da garantire sicurezza e supporto ai camminatori lungo il percorso: i Comitati di tappa sono quindi una meta da raggiungere.
Il Cilento – dice Gabriele – è stata preservato dal Turismo di massa, che invece la Costa di Amalfi, un po’ piu’ a Nord, deve gestire in maniera piu’ significativa: quindi troverete l’occasione per fare esperienze di turismo culturale e naturalistico di qualità eccellente senza il sovraffollamento che a volte può danneggiare l’autenticità e la genuininità.
Settimio ci dice che si tratta di due realtà completamente diverse: il Cilento, rispetto alla Costiera Amalfitana e il suo meraviglioso Trekking in Penisola Sorrentina sul Sentiero degli Dei, è un territorio sicuramente preservato ma anche meno organizzato a livello di accoglienza turistica e servizi.
Il Turista che vuole visitare il Cilento è un Turista responsabile, desideroso di fare una Vacanza Trekking a ritmo lento, che permette di entrare in contatto con le comunità.
L’escursionismo legato alla montagna è sempre stato in Cilento prerogativa del territorio, anche se non in maniera strutturata, come oggi si accinge ad essere grazie al contributo apportato anche dalla creazione del Cammino stesso: quindi, dopo l’iniziale meraviglia e perplessità, c’è stata accoglienza e comprensione del valore culturale del progetto, e delle ricadute economiche positive sul tessuto imprenditoriale e produttivo dei borghi uniti e valorizzati lungo il percorso.
La rete dei partner del Cammino (piccola ricettività, ristoratori, artigiani, produttori) è ora molto affezionata e partecipativa.

Il Borgo antico di Rofrano e Monte Centaurino
Le oasi naturali e i borghi lungo le tappe del Cammino di San Nilo
Il vero punto di partenza del Cammino è la Chiesetta di San Fantino presso Torraca “luogo simbolo” dice Settimio, che merita di essere valorizzato e che sta ottenendo l’attenzione dell’amministrazione locale per un progetto volto alla sua tutela.
La Chiesetta è stata protetta nel tempo dai proprietari dell’Agriturismo San Fantino, che si trova presso la Chiesetta: nel tempo sono stati loro a proteggerla da atti di vandalismo, a mantenere il sito pulito per una sua duratura conservazione.
In effetti hanno tutto il merito di aver contribuito attivamente alla conservazione di questa chiesetta di origine bizantina: “sono stati molto gentili” – ricorda Gabriele – e accompagnano con entusiasmo i viandanti a far vedere il monumento, che da quest’anno compare sul timbro della credenziale.
Gli 11 bellissimi borghi di origine medievale del Basso Cilento che si incontrano lungo il Cammino, sorgono nel contesto di un paesaggio naturale meraviglioso, in cui a boschi di faggio sui crinali di montagna si alternano colline a macchia mediterranea ricoperte da lecci e ulivi.
Nonostante il percorso unisca i borghi dell’entroterra il mare è una costante del Cammino – “si vede quasi sempre” ricorda Gabriele.
A Casaletto Spartano, meta della 1° tappa del Cammino di San Nilo, l‘Oasi Capelli di Venere aspetta il viandante, in località Capello. Sono le cascate tra le piu’ belle della Campania: il torrente Bussentino (affluente del Fiume Bussento) scorrono su un letto di roccia ricoperta di Capel Venere, la particolare e bellissima felce che ricorda la folta chioma della divinità greca e che si può trovare su pareti rocciose umide, naturali e artificiali. Cascate e vasche naturali di acqua purissima e gelida sono bellissime e anche refrigeranti al termine di una lunga tappa.

Oasi Capelli di Venere di Casaletto Spartano
La 2° tappa va da Casaletto fino al piccolo borgo di Tortorella e poi fino a Morigerati.
In questa tappa si cammina “immersi nella natura” attraverso il Bosco del Farneto fino ad arrivare in una altro sito naturalistico di pregio, l’Oasi di Morigerati, raggiungibile dal borgo di Morigerati seguendo un suggestivo percorso lungo un ruscello, sorgenti e cascatelle avvolti da lussureggiante vegetazione ripariale.
Alla fine di questa tappa si attraversa il Fiume Bussento, che poco dopo, per un particolare fenomeno carsico, sparisce dal suo letto superficiale per continuare a scorrere nel sottosuolo, fino a risorgere all’interno di una grotta naturale nel cuore dell’oasi (visitabile all’interno per mezzo di un percorso a scalette).
La 3° tappa porta al borgo di Caselle in Pittari: anche in questa tappa si inizia in salita con la scalata del Monte Pittari, dalla cui cima, si gode di una bellissima panoramica con vista sul mare e sul borgo di Morigerati.
Sul Monte è presente, circondato da verdi boschi, l’Eremo di San Michele, all’interno di una grotta dove il santo e i suoi seguaci hanno ricavato gli ambienti abitativi dell‘insediamento monastico.
E’ facile immaginare come luoghi come questi possano aver aiutato monaci e santi nella preghiera e meditazione, nel loro percorso verso la propria ascesa spirituale, sentire la vera comunione con Dio e la natura.
“Caselle è uno dei borghi piu’ importanti di tutto il Cammino ed un luogo eccezionale per gustare le prelibatezze della Dieta Mediterranea” dice Settiminio, che consiglia addirittura di fare una sosta di un giorno per riprendersi dalle fatiche e riprendere il cammino rinvigoriti.
Tra tutti i prodotti di altissima qualità spiccano l’olio extra vergine, ricavato dai frutti di bellissimi ulivi che caratterizzano il paesaggio intorno al borgo – il prestigioso vitigno Aglianico, da cui si ottiene un ottimo vino da assaporare durante i pasti – la pasta fatta in casa – “insuperabile” – dice Settimio.
Gabriele ci tiene a sottolineare che parte fondamentale dei Cammini d’italia è proprio l’incontro con i prodotti del territorio “perché li incontri le tradizioni, il lavoro delle persone” ed è importante concedersi lungo il cammino la degustazione dei prodotti tipici.
Gabriele non dimenticherà mai i primi cavatielli di Torraca e il “percorso culinario dell’Osteria Tancredi” di Caselle, composto da oltre 20 portate fantasiose di antipasti a base di prodotti di stagione, ispirate a ricette tradizionali e realizzate con prodotti del territorio.
Dopo aver attraversato il Monte Centaurino si giunge a Rofrano, borgo di arrivo della 4° tappa e altro luogo suggestivo e simbolico: a Rofrano, borgo storicamente legato alle influenze culturali e artistiche bizantine, nasce il Fiume Mingardo, uno dei 3 fiumi che si attraversano lungo il percorso.
L’ Abbazia di Santa Cecilia nel Comune di Futani è un altro luogo affascinante ed emblematico, che si raggiunge tramite il Ponte di Masto Micco (loc. Massicelle), costruito in pietra locale dai monaci stessi, scoperto e inserito nel cammino grazie alle segnalazioni di alcuni abitanti di Montano Antilia.
Da Santa Cecilia si arriva a San Nazario, borgo sorto presso l’Abbazia di San Nazario, a circa 20 km da Rofrano, dove San Nilo arrivò al termine del suo pellegrinaggio e prese l’abito monastico e il nome di Nilo.
Il Monastero è l’unico attivo tra i monasteri di origine italo greca e oggi abitato dai Monaci Basiliani.
I Camminatori possono scegliere di percorrere altri 2 km e dormire nel borgo di San Mauro la Bruca.
A San Mauro però non ci sono i trasporti quindi gli ideatori hanno pensato di aggiungere una 5° tappa che termina di nuovo sulla costa a Palinuro, rinomata località turistica dotata di tutti i servizi per tutti coloro che debbano tornare a Sapri o ripartire per le varie località di provenienza.
La zona è molto bella e chi vuole potrebbe decidere di trattenersi qualche giorno per visitare la Valle del Mingardo oppure fare altri trekking, come quello che permette di esplorare le bellezze naturalistiche e archeologiche di Capo Palinuro, o semplicemente rilassarsi sulla spiaggia.

Il paese fantasma di San Severino, nella Valle del Fiume Mingardo
La Segnaletica e la Credenziale
Le frecce gialle che indicano il percorso raffigurano la tipica silhouette nera di un monaco che con passo sicuro s’incammina. “ Segui il monaco” è scritto sopra l’immagine, come un’incoraggiamento per il camminatore.
Una segnaletica minimale e molto elegante, come la raffinatissima e dettagliata Credenziale nuova di zecca che i camminatori potranno trovare a partire da quest’anno: i colori prevalenti sono il giallo ocra– che ricorda l’oro dei dipinti sacri che raffigurano San Nilo e il nero della sua tunica da monaco.
L‘immagine di San Nilo che troverete sulla credenziale riproduce una famosa e bellissima icona del santo che si trova a Grottaferrata presso Roma.
Sulla mappa sono segnate le località fondamentali della vita del santo: il luogo di nascita Rossano Calabro; San Demetrio Corone dove il santo fondò un monastero; Orsomarso, San Nazario, Gaeta, Montecassino (dove il santo è stato ospite presso l’Abbazia) e infine Grottaferrata.
Nel retro è presente una preghiera per chi si mette in cammino, nella doppia versione greca e italiana.
La credenziale sarà un utile strumento per il futuro, sia per monitorare le presenze e il passaggio dei pellegrini (può essere ritirata a Torraca presso l’info point turistico del comune, oppure si può richiedere prima della partenza), sia per sostenere le spese dell’Associazione (sopralluoghi, manutenzione sentieri, segnaletica, messa in sicurezza) grazie al contributo simbolico richiesto per ottenerla.

La segnaletica del Cammino di San Nilo “Follow the Monk”